not follow

DISABLE RIGHT KEY

giovedì 31 gennaio 2013

L'importanza di essere Giocondo

Ho pensato di sostenere la campagna nazionale contro il gioco d'azzardo pubblicando testi e riferimenti che evidenzino l'importanza del gioco, a livello individuale e sociale.



Quell'esterofilo di mio fratello mi suggerisce di iniziare con ampi stralci di un recente ed interessante articolo di Linda Stone su Boing Boing, che mi ha gentilmente tradotto:

 "Un cervello giocoso è un cervello più adattabile", scrive l'etologo Sergio Pellis in "The Playful Brain: Venturing to the Limits of Neuroscience". Nei suoi studi ha trovato che le cavie a cui veniva impedito di giocare se la cavavano peggio nelle situazioni di stress.

Conferenza "The importance of Being Playful" - Sergio Pellis, in inglese
Potrebbe essere il gioco auto-diretto il miglior modo di prepararci ad affrontare le sfide di cui è pieno il nostro mondo, dalla guerra tecnologica fino al collasso delle infrastrutture?
Nel gioco auto-diretto ciascuno struttura e guida il proprio gioco. Il gioco auto-diretto è esperienziale, volontario e guidato dalla propria curiosità. E' diverso dal gioco guidato da un adulto o comunque diretto dall'esterno.
Un vincitore della borsa McArthur mi ha raccontato che, quando era adolescente, sua madre (che lo cresceva da sola) di domenica lo lasciava in un magazzino industriale mentre lei faceva delle commissioni. Usando come riferimento i libri che trovava in biblioteca costruì in garage un acceleratore lineare di particelle. La sua "giocosa" invenzione fu scoperta solamente quando i vicini si lamentarono dei segnali disturbati della televisione e della radio.
Le scoperte degli studiosi del gioco indicano che il gioco auto-diretto, sia per i bambini sia per gli adulti, alimenta lo spirito umano e aiuta a sviluppare resilienza, indipendenza ed ingegnosità. Tuttavia, il nostro desiderio di essere efficienti e produttivi e la nostra tendenza a ordinare e programmare troppo hanno espulso le opportunità di gioco auto-diretto dal sistema educativo e dalla vita domestica.
Secondo Pellis, il gioco auto-diretto ci aiuta a gestire meglio il complesso e l'imprevedibile, sia nelle situazioni sociali che in quelle non sociali.
Lo studioso del gioco Brian Sutton-Smith scrive: "L'opposto del gioco non è il lavoro. L'opposto del gioco è la depressione." 

L'Istituto Nazionale per la Salute Mentale americano dice che un adulto su dieci è depresso, dato in crescita del 400% nelle scorse due decadi, ma in realtà molti di più soffrono di ansia ed altri disturbi dell'umore. Quando lo psichiatra Stuart Brown studiò le storie di gioco di oltre 6000 persone di diversa estrazione notò che le storie riguardanti il gioco infantile spesso avevano una forte relazione con ciò che avevano poi fatto le persone da adulte.Un consulente nel campo della tecnologia che ho intervistato mi ha raccontato la storia della sua passione per la collezione di francobolli e monete. Quando gli chiesi perché secondo lui era interessato a queste cose, mi disse che era affascinato dal fatto che nazioni che parlavano lingue diverse e avevano monete diverse avevano trovato il modo di cooperare per servizi come la posta e che era possibile convertire una moneta in un'altra. Da adulto una dei campi in cui è diventato esperto sono gli accordi di regolazione globale di internet. 

Giocando ci si può permettere di rischiare. Durante il gioco auto-diretto l'immaginazione e la curiosità ci portano ad avventurarci in aree in cui possiamo sbagliare e riprovare. Di conseguenza giochiamo quando ci sentiamo sicuri e il gioco auto-diretto tende a rinforzare la sensazione di sicurezza.
Il ricercatore Jaak Panksepp ritiene che impedire ai giovani animali di giocare possa ritardare e rovinare la maturazione cerebrale. Le ricerche di Panksepp hanno rivelato che il gioco aumenta l'espressione genetica di una proteina implicata nella maturazione cerebrale.  
All'opposto, una vita ricca di gioco auto-diretto può sostenere il genio. Ho avuto l'opportunità di intervistare diversi premi Nobel riguardo al loro modo di giocare durante l'infanzia e tutti ricordavano molte memorabili ore di gioco auto-diretto. Molti di loro arrivarono a dire: "Questo è ciò che in realtà faccio anche oggi nel mio laboratorio".


Mi preoccupa che il nostro sistema educativo si basi su misure riguardanti l'apprendimento mnemonico piuttosto che sul grado di coinvolgimento dello studente reso possibile dal gioco auto-diretto. Mi preoccupa che, nel voler sviluppare il nostro potenziale attraverso programmi molto densi e attività programmate, stiamo in realtà impedendo lo sviluppo del nostro potenziale e soffocando l'immaginazione e la curiosità.

Stuart Brown, l'autore di "The Neuroscience of Play" (La neuroscienza del gioco) sostiene: "Il gioco è…più che mero divertimento. L'abbondanza di gioco nell'infanzia crea adulti felici e intelligenti - e continuare a giocare può renderci più intelligenti ad ogni età.




E' attraverso il gioco auto-diretto che scopriamo chi siamo. Istruttori ed esperti spesso ci avvertono: "Trova la tua passione!" per poi offrirci metodi e questionari. 

La verità è che il miglior modo di trovare le nostre passioni è di regalarci del tempo da spendere nel gioco auto-diretto. -
. . .


Penso alle esperienze di Gruppi Gioco a Sorpresa, anche in Italia. Mi piacerebbe provare.

I Gruppi Gioco a Sorpresa o Pop Up Play sono un’effimera esperienza, essa compare all’improvviso e si mantiene attiva per breve tempo, per poi scomparire senza lasciare traccia del proprio passaggio, se non nei vissuti di chi vi ha partecipato.Come per un ordinario appuntamento convenuto, esso è realizzato coinvolgendo un gruppo misto allo scopo di riappropriarsi di uno spazio di città attraverso il gioco informale.I protagonisti dell’esperienza sono un nucleo di famiglie con bambini/e di cui se ne è precedentemente attivata la relazione di reciproca conoscenza.Nel gruppo gioco a sorpresa s’inventa ogni volta il gioco auto-diretto sulla base di un setting predisposto, ricorrendo all’uso di un selezionato elenco di materiali prevalentemente non strutturati (quali scatoloni di cartone, lenzuola, teli colorati, corde, corda,e anche le canne i bambù – che bene si prestano a costruire strutture in cui entrare e nascondersi – e poi degli strumenti di base come le forbici ed il nastro adesivo), nonché dalla presenza di uno o più operatori che intervengono se richiesti, o per facilitare il coinvolgimento del genitore, segnare i limiti dell’esperienza, spesso a suggerire agli adulti di “farsi guidare dal bambino”.Essendo l’appuntamento di gruppo in un luogo pubblico, si presume che vi sia un effetto contagio, sollecitato dal fatto che l’assenza di barriere visive permette ad altri di agganciarsi in corso d’opera.
www.popupadventureplay.org


P.S.: ok, il titolo del post fa schifo ma la citazione nel titolo di Pellis rimane intraducibile come il gioco di parole di Wilde!

sabato 19 gennaio 2013

Da ferma



Attendo qualche nuova di me che mi rassicuri.
Attendo che mi si dica ciò che nasconde il mio nome. 
Attendo con la fiducia di non sapere
perché chi sa dimentica persino
di essere stato in vita.
                                                          Eugenio Montale


Il viaggio emotivo da qualche tempo mi porta 
a stare ferma. A guardare un volto, una voce, una personalità che si trasforma, nella lotta contro un male inesorabile. Consapevolmente.

Il gusto amaro dell'ultima volta.

Cosa rende persona una persona? Ancora se stessa, intera, invitta, alla ricerca di un altro equilibrio possibile oltre la disperazione. Andare avanti nonostante tutto, sopravvivere, tra le frazioni d'un istante.

Essere se stessi, senza esserlo più, e saperlo, e non piacersi. 

Una sofferenza incredibile. Spero che rimanga il ricordo solo della vecchia me.. 

Provo ma non riesco ad immaginare. La mente si distoglie da sola, come se ci fosse una barriera insuperabile.
Eppure, quante cose mi stai insegnando, cose che non avrei mai voluto imparare, non da te.

[...] L'attesa e' lunga, 
il mio sogno di te non e' finito. 
                                                         Eugenio Montale


http://colineadie.tumblr.com/

giovedì 17 gennaio 2013

Canto circolare (Cecceré)

Mio padre aveva un bel long playing degli Swingle Singers e quando ero piccola lo ascoltavamo spesso: "Jazz Sebastien Bach", si intitolava. 
Presente la sigla de "Il Mondo di Quark?", l'"Aria dalla Suite n°3 in ReM BWV 1068" di Johann Sebastian Bach...



Cantavano anche cose così, da brivido: 



Lo scorso anno ho scoperto la tecnica corale della Circle Song, o Suono Circolare, e un po' le mie orecchie si sono trovate a casa, e la voce non ha più avuto paura ad uscire, tirata dentro un flusso, continuo ma variabile, qualcosa che non è canone ma improvvisazione corale, melodie e ritmi che vanno, si intrecciano ma in qualche modo tornano sempre, riecheggiano, si fanno plastici seguendo i gesti del maestro.

Dopo i rosoni mandala e i nostri colorati mandala toroidali, una specie di mandala di suoni, è l'effetto che mi fa cantare ogni mese con il nostro coro improvvisante e il nostro maestro: attenzione libera, concentrazione espressiva. Ossigeno.

Conosciamo Albert Hera, partecipiamo al processo della nascita di un coro, nell'arco di 48 ore. Ci immergiamo nella dimensione sonora che mi ha fatto sentire e capire quella sensazione vocale chiamata CIRCLESONGS.

immagine tratta da qui


Ascoltiamo Bobby McFerrin (si, quello di "Don't worry, be happy")


video prodotto per Don't Worry, be Happy, diretto da Drew Takahashi, con Robin Williams e Bill Irwin

che questa tecnica l'ha inventata e mirabilmente portata a maturazione.


Partendo da "Baby"



Baby runnin' everywhere,
Baby runnin' here & there,
Baby lookin' what we do,
Baby watchin' want to do it too. 
Baby listenin' what we say,
Baby walkin', talkin' want to play,
Playin', growin', you an me to be,
Have you thought of what you're makin' baby up to be. 
Mama treat your baby tenderly,
Papa bounce your baby on your knee,
Tell you baby stories, play your baby games,
Teach your baby, sharin' makin' love your aim. 
What we gonna leave our babies when we leave this place,
How we gonna help our babies take our place,
'Cause baby lookin' what we do,
Baby watchin' want to do it too. 


E arrivando a  "Baby" (VOCAbuLaries) , anzi.. Cecceré.
- Mamma, schiaccio plei ma non va! Mamma! Mamma mettimi Cecceré!- reclama il Cic, imperativo.
Pronti!
"Baby"  da "VOCAbuLaries"



Ma no, la Patera Rosa anche qui!?!?! BASTAAAAAAaaaaaaa!


il tema di Herry Mancini cantato da Bobby McFerrin

lunedì 14 gennaio 2013

Sono una giocatrice

Va bene, lo ammetto, sono una giocatrice.

Deve essere andata così: ho cercato di prendere le cose sul serio piuttosto presto, portata a pensare che il senso di responsabilità fosse la massima virtù. Mi sono un po' annullata per diversi anni, per me studiare non era un gioco.
Poi è arrivato il Pulce, ed ho ricominciato a giocare e disegnare con lui.
E poi è come se avessi via via, mentre cresceva, riscoperto l'amore per i diversi giochi, quelli miei, vecchi, e quelli nuovi, arrivati con lui.
Ora siamo alla fase dei giochi di società, e non riesco a tornare indietro!

Eva Gabor gioca a Twister nel 1966 (immagine tratta da qui)

Da quando ho scoperto che giocare a La Lince permetteva al Pulce ancora molto piccolo di battere i grandi.
E con Uno e Gorilla  in campeggio si fa amicizia facilmente, pure coi tedeschi.
Da quando le nostre serate con gli amici hanno potuto aprirsi anche famiglie senza figli, senza che nessuno si sentisse escluso, perché una sfida a Parolandia metteva attorno al tavolo grandi e bambini.
Da quando abbiamo imparato che Dixit vuol dire narrare in una parola o poco più, ed evocare.
Da quando la dama cinese non ha più segreti per noi.
Da quando Jungle Speed ha riscaldato più di qualche serata, ed è stato consumato dal Pulce e dai suoi amici, al centro estivo.
Da quando ho scoperto di avere una ottima mano per Jenga, e un po' anche per Twister.
Da quando abbiamo contagiato pure lo zio con Quarto!
Da quando aspettiamo con trepidazione le giornate di gioco in città, per mangiare un panino mentre impariamo un gioco nuovo. Da quando ho scoperto che giocare intiepidisce subito l'atmosfera, anche tra sconosciuti. Da quando ho conosciuto Chichi, e gli amici di Chichi, e Isa, e i suoi amici.
Da quando pensiamo ad usare i giochi anche al lavoro, perché allenano abilità, insieme, divertendo.
Da quando abbiamo imparato RagnaTela d'Autore, ma c'è ancora uno scatolone intero di giochi da provare.
Da quando scelgo i regali in ludoteca, e se non c'è 7Wonders mi arrabbio.



Domani, 14 gennaio, Terre di mezzo, Legautonomie e un gruppo di sindaci lombardi presenteranno a Milano un manifesto contro il gioco d'azzardo in cui chiedono al Parlamento che verrà eletto in febbraio più poteri per regolamentare la presenza delle sale gioco nei loro territori.

Ecco, io sarò pure una giocatrice ma il gioco d'azzardo non lo capisco, non è un gioco, e tutta sta storia mi fa molto arrabbiare.




http://www.cnca.it/comunicati-stampa/1759-gicoo-dazzardo-costra-alla-societa-tra-i-55-e-i-66-miliardi-di-euro

http://magazine.terre.it/upload/documenti/8/85/852/8520.pdf

http://www.cnca.it/images/stories/ufficio-stampa/Campagna_Mettiamoci_in_gioco_Presentazione.pdf

http://www.cnca.it/images/stories/ufficio-stampa/Campagna_Mettiamoci_in_gioco_Slide_Iori_2.pdf

Un film:
"Tris di donne e abiti nuziali" , ma anche "Il Mahābhārata".

lunedì 7 gennaio 2013

Decorare un bracciale di legno con le matite colorate

Se si guarda bene questo bracciale si capisce subito per chi l'abbiamo fatto: matite colorate, sfondo neutro, colori brillanti..


Ovviamente mi sono messa al lavoro senza dir nulla al Pulce, perché in vacanza smuoverlo dalle sue costruzioni Lego è un'impresa da architettare con astuzia e pazienza.

Sul tavolo di cucina, al centro della casa, ho disposto le matite colorate, il temperino, la candela e mi sono messa a tracciare sul bracciale di legno delle linee curve e sinuose e immaginare come andare avanti, ma facevo tanta fatica, come sempre quando inizio qualcosa di nuovo.


Intanto la curiosità prendeva il sopravvento, ancora una volta: manovre di avvicinamento sempre più dirette, e alla fine il Pulce è finito sulle mie ginocchia e ha voluto sapere tutto sul progetto che avevo in testa.
Il bracciale è passato nelle sue mani e alle mie linee si sono intrecciate le sue, più estrose e azzardate. Pensando a Sybille.


E infine è passato di nuovo a me, sciolta, riscaldata dai colori che scoprivo incontrarsi o confrontarsi creando dialoghi circolari. Ho scovato le matite più adatte nel vecchio cassetto, c'ho dato dentro con le sfumature, ho assaporato un pensiero concentrato sul breve cammino della punta colorata, che in fondo già conosceva la sua strada.

Avrei voluto lasciare un piccolo contorno ai colori come fa lei, e veniva proprio bene, ma non sono riuscita a spiegarlo al Pulce e alla fine è venuto così, alla nostra maniera.

(Ho usato la candela per dare una finitura cerata alla superficie. Non so se fosse necessario, ma ho immaginato di si. Avrei anche voluto che venisse un po' lucida ma forse avrei dovuto scegliere una candela di migliore qualità. I colori comunque non si sono rovinati dopo aver passato la candela, per fortuna!)

. . .

Oggi mettevo in ordine vecchi disegni del Pulce della scuola materna, quando per lui disegnare era un'esigenza fisica, quotidiana. Invenzioni incantevoli, ho pensato che peccato che ora non è più così.
Poi abbiamo controllato insieme la cartella per prepararci al rientro di domani, e mi ha mostrato l'intestazione di un suo quadernone. Non è più così, ma è sempre lui ;-)

Gina, la maestra di matematica, come pista per biglie

. . .

E intanto il Cic che fa?

Beh, ad esempio in questi giorni si ammala (e guarisce).

Da grande farà il pompiere. Dice lui.
(E qui avrei avuto una foto stupenda di lui con l'elmetto da pompiere e la tuta da neve rossa che mi aiuta a spalare la neve di Santa Lucia, se Qualcuno non avesse formattato il PC senza accortezza.)

La sua fase distruttiva è iniziata anni fa e non è ancora conclusa. Io e V1MB (ma anche il fratello vessato e il resto della famiglia) non vediamo l'ora di testimoniare la tanto attesa inversione di tendenza!

Non riesce ancora a capacitarsi dell'alternanza delle stagioni (goloso):
- E' inverno, vero?
- Si, tesoro!
- E non ci sono angurie e meloni in inverno, giusto?

Comincia a rubarmi la macchina foto.

Adora farsi leggere i libri.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...