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martedì 26 febbraio 2013

Pozioni

Severus Sanpe inorridirebbe di fronte alle mie pozioni.
Camomilla della Antonia, malva citronella e menta che profumano della nostra estate in cortile, sposate con le spezie più esotiche.
Il naso sulla tisana fumante, mi immagino lontano dall'inverno bianco, in un vapor di cannella e cardamomo, ginepro, timo, chiodi di garofano, anice stellato, rooibos, zenzero, dolce liquirizia, anice, semi di finocchio e miele.
Proporzioni imprecise e mutevoli.



Mi sento in terra straniera, tendenzialmente sempre, soprattutto oggi.

Grazie a Chichi sto leggendo Harry Potter in inglese. Scoperta tardiva ma interessante. Si comincia facile, il libro è breve ed il lessico limitato, alla portata. Si può lasciar scorrere la lettura senza soffermarsi eccessivamente sui dettagli e puntando alla comprensione generale per godersi la trama riuscendo a intuire abbastanza anche ciò che non si conosce di preciso. E poi via via la Rowling allarga le prospettive del ragazzo - e del lettore -  e i volumi si ispessiscono, le descrizioni si arricchiscono di dettagli, i termini si diversificano. Al quinto volume, dove sono ora, ho già imparato a maneggiare tante parole sul mondo della magia ma la tentazione di prendere in mano il dizionario ad ogni riga per capirci qualcosa ormai è fortissima.

Forse mi va di starmene sospesa per un po' in un altro mondo, quello esotico degli odori e della fantasia, quello cupo della magia.. si, ma almeno so che non è reale. In questo mondo faccio fatica a stare.

Penso ai miei bambini, alla responsabilità dell'educazione, schiacciata dall'impossibilità di accettare di dover crescere i miei figli per aiutarli ad adattarsi ad una società che porta avanti valori in cui non mi ritrovo. Schiacciata dalla consapevolezza del destino difficile che li aspetterà, se continuerò a crescerli secondo altri valori, al momento di far quadrare i conti con il mondo.

Ingenuità, consapevolezza. In fondo, le radici affondate a cavare il succo dal reale.


Scappare, resistere.
Guardare a mondi lontani, immaginarsi altre vite possibili. Rileggere e riascoltare il passato, proiettarcisi come un'ombra: cosa è uguale, cosa è diverso, come sarei stata, io?


mercoledì 13 febbraio 2013

Di bianco e d'arancione

Giorni bianchi, questi. La neve, la nebbia. Piccoli fiori che provano a spandere il loro profumo dal cespuglio nell'aria ghiacciata. La pelle che si scioglie solo al tiepido contatto con l'acqua. 

Caprifoglio


Due esperimenti, per provare a fare.


Le chiacchiere a Carnevale, prendendo ispirazione dalle meraviglie vegane di , seguendo piccoli trucchi di Giallo Zafferano e adattando la ricetta di Cookaround.

- 500 g di farina
- 50 g di zucchero
- 3 uova intere
- 1/2 bicchiere di grappa
- 1 bustina di lievito per dolci
- 40 g di olio d'oliva
- zucchero a velo
Forno a 210°C

Avvolgere davvero l'impasto diviso in panetti nella pellicola trasparente per non far evaporare l'alcool mentre si stende la pasta, tirare le sfoglie fino allo spessore-prima-di-quello-più-sottile con la macchina stendipasta o azzeccare la giusta temperatura del forno... ed ecco le bolle! 


chiacchiere al forno
 . . .

Dentro, l'arancio delle braci roventi, la rigogliosa Clivia nella giungla del bagno, l'odore di agrumi.

Clivia

Caramello allo zucchero di canna e all'arancia, tra le tante ricette quella di Cucina Naturale, più o meno. E con uno sguardo alle foto di Menta e Cioccolato, il risultato inarrivabile.

 
- 2 arance- 200 g di zucchero di canna- carta forno

Provarci anche se non si ha il termometro da cucina. Provare con i lecca-lecca dal bastoncino, colare piccole caramelle sul tappetino di silicone per forno, poi avvolgerle nella carta forno e custodirle nella scatola di latta. 
E raccogliere l'ultimo caramello dalla pentola con piccole scorze d'arancia bio, che non fanno in tempo ad asciugare che son già finite.

caramelle allo zucchero di canna e arancia bio


Sapori semplici, col gusto della soddisfazione.


sabato 2 febbraio 2013

Porta tovaglioli personalizzati fai da te con gli anelli per tende


Saranno tre anni che questi anelli di legno per tende se ne stavano tranquilli in fondo ad un cassetto, da quando mi è venuto in mente di fare dei portatovaglioli per la nostra tavola avendone visti diversi esempi fai da te sul web.


Dopo aver colorato il bracciale per Sybille ho pensato che finalmente fosse giunto il loro momento: potevo usare la stessa tecnica anche per i miei anelli! Ma mi sbagliavo: il legno era troppo duro e liscio, poco poroso, le matite colorate non facevano presa e il colore restava non coprente, irregolare. 
Gli acrilici a pennello? Non su una superficie così difficile da maneggiare, tutta curva, e sottile! E poi avrei dovuto fare il lavoro in più sedute, lasciando asciugare ogni sezione volta per volta...


Ho optato per i pennarelli indelebili che avevo in casa (gli acrilici Uni Posca e gli Snowman a smalto) e ho imparato a tenere gli anelli allargandoci dentro due dita, in modo da poter dipingere il resto della superficie in un colpo solo senza problemi, così è stato tutto più rapido.


Ecco quindi cosa ho usato:
- anelli di legno per tende (diametro 5,5 cm è perfetto)
- pennarelli indelebili a punta grossa e fine
flatting (ho in casa un eterno barattolo che uso per dare l'effetto lucido quando serve -sulle uova decorate, ad esempio- ma non so se magari sarebbe stato meglio usare un impregnante..)
- pennello

Come ho fatto? 
Ho tracciato un ovale in due o tre punti all'esterno per metterci il nome e poi ho colorato il resto della superficie in modo abbastanza omogeneo con i pennarelli a punta grossa, seguendo le preferenze cromatiche dei futuri legittimi proprietari del portatovagliolo. Ovviamente il Pulce ha optato per un vivace multicolore dandomi il mio bel daffare.. e come al solito chi ha osato di più ha ottenuto il miglior risultato! Anche il Cic ha avuto il suo portabavaglia rosso.

Ho poi completato ridefinendo i contorni dei colori, aggiungendo qualche decorazione e scrivendo i nomi con i pennarelli a punta fine. Sono venuti meglio gli anelli in cui avevo creato una base chiara anche per il nome, perché risaltava meglio il nero piuttosto che sul legno.
Gli anelli che preferisco sono quelli per i nonni: uno un in stile vagamente primi novecento, l'altro che richiama un po' Alisa Burke, con i suoi fiori grafici pieni di piccoli petali.



Infine ho usato un vecchio pennello a punta piatta per stendere un velo sottilissimissimo di flatting (se no rimane sempre appiccicoso!), che dovrebbe rendere duraturi i colori di questi oggetti così sfruttati e lasciare un bell'effetto lucido, che esalta le superfici tonde. Come al solito i colori si sono lievemente scuriti, però.


Ah! Ecco come ho messo ad asciugare gli anelli prima di inaugurarli: appesi tra due bicchieri è stato l'unico modo che mi ha permesso di colorare praticamente tutta la superficie in una volta sola.


A questo punto anche il Pulce aveva finito i suoi compiti ed ha voluto dare il suo contributo, decorando il portatovagliolo dello zio. E vai di colla glitterata!

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