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lunedì 11 marzo 2013

Antipasto di primavera: tofu e porro in un cestino croccante

Se si mettono a cuocere in forno dei riquadri di impasto per crackers (magari di farina integrale e di grano duro) dentro gli stampi di silicone per muffin, si ottengono dei cestini croccanti milleusi!

Volevo provarli con una insalata russa,  copiando un'accoppiata assaggiata ad un convegno, ma avevo in casa tofu e porro, ed è stato meglio così.
Ho schiacciato il tofu con la forchetta, l'ho fatto saltare in padella con un goccio d'olio, un po' di porro tagliato a rondelle e un pizzico di sale finché il porro non si è appassito.
Infine ho aggiunto qualche goccia di salsa di soia e messo una cucchiaiata del composto in ogni cestino ancora tiepido.


Questo antipasto veloce e leggero, dal gusto primaverile e dall'aspetto invitante ha già conquistato i miei amici non-vegetariani (e non-vegani)... chi lo vuole provare?

venerdì 8 marzo 2013

Il sentiero del Monte Nero

Niente male, per essere la prima gita di primavera.
Le colline dell'Ovest Vicentino, quelli che ci abitano non se ne rendono conto, ma sono di una dolcezza disarmante. Alla fine di febbraio hanno quei perfetti sottoboschi solcati dai ruscelletti mormoranti, che parlano di disgelo e dissetano i muschi d'ombra e i fiorellini appena spuntati, primule pallide, violette bianche, ellebori verdi, gli anemoni scintillanti di cielo e rugiada in una chiazza di sole.

Ci fermiamo di fianco al Museo Zannato di Scienze Naturali di Montecchio Maggiore, dove l'anno scorso avevamo scoperto una bellissima sala tematica e affascinanti collezioni di crostacei fossili del Veneto





e ci incamminiamo su per il Sentiero Didattico del Monte Nero.


sezione geologica di Montecchio Maggiore

Sulle pendici del colle su cui poggiano i ben noti “Castelli di Giulietta e Romeo”, in prossimità dell’abitato di Montecchio Maggiore, si può osservare un’area caratterizzata dall’affioramento di rocce scure che risaltano nettamente sui calcari circostanti più chiari. Questa zona, nota come “Monte Nero”, è costituita da una roccia chiamata “breccia basaltica di esplosione” la cui origine è legata ai fenomeni di vulcanesimo che interessò la zona nell’Oligocene (circa 30 milioni di anni fa). In questo tipo di breccia, gli elementi basaltici hanno dimensioni, colore e aspetto variabili e sono immersi in un “cemento” tufaceo omogeneo a granulometria minuta.
Gli inclusi basaltici sono spesso ricchi di piccole cavità tappezzate da splendide cristallizzazioni di minerali diversi, soprattutto zeoliti.


Per orientarci ho trovato qui la mappa con il percorso del sentiero, che va bene per il piccolo di tre anni perché è facile e corto, e per il grande di sette perché ci sono cose interessanti da scoprire.


Non restiamo delusi: ci inerpichiamo sulla roccia lavica nera e troviamo tesori preziosi.

sarà uno zeolite?

Ci sediamo su frammenti di roccia sedimentaria, combattuti tra le due priorità: mangiarci i panini o cercare i frammenti fossili che intuiamo sotto di noi?

sarà un rostro di belemnite?

Infine, attraverso il prato assolato e il piccolo bosco, fino alla strada verso il castello di Giulietta e la sua vista spaziosa.

La prossima volta ci andiamo di domenica, così facciamo un giro anche sotto al castello, nel complesso ipogeo "Le Priare", che mi incuriosisce una bel po'.

immagine presa da qui

Arrivederci... e mille grazie, signor Zannato!

Anno 1923: Giuseppe Zannato saluta scherzosamente un coccodrillo delle collezioni del Museo didattico (da SCHIAVO 1986). Immagine tratta da qui
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