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domenica 29 gennaio 2017

Mio figlio, il calcio e la geografia



Il Cic è ora un bimbo di 6 anni e mezzo, di altezza media ma assai sottile; una zazzeretta bionda sempre ritta sul capo, i vivaci occhioni azzurri dalle lunghe ciglia scure, l'incarnato pallido, quasi trasparente sulle palpebre che non si chiudono mai del tutto quando dorme profondamente. 

Il Cic ha il cuore tenero -indossare un maglione morbido e peloso è un ottimo stratagemma per essere accolti da un abbraccio entusiasta- ma spesso fa il duro e gli viene, a volte, di tifare per i "cattivi". Le mie amiche psicologhe dicono che è perché sta cercando di differenziarsi dal suo fratello maggiore, che si è ormai accaparrato il ruolo del "buono" di casa. 
E' anche molto autonomo e determinato: farebbe qualsiasi cosa pur di non mostrare un segno di cedimento o di debolezza. Piuttosto rinuncia in partenza.



 A settembre il piccolo di famiglia ha cominciato il primo anno di scuola primaria ed è molto incuriosito dal mondo, per come gli appare attraverso il confronto coi compagni: gli idoli del calcio con i loro tatuaggi, le mode dei piercing, le collezioni di figurine, i racconti di epiche partite ai videogiochi.

Gli arrivano anche  gli stimoli del percorso scolastico standard: una bella classe, anche se numerosa, e un clima sereno, dicono le maestre; è contento che ci siano bambini da tutto il mondo. 
Però mi sembra che faccia i compiti e segua le lezioni per pura dedizione e poco entusiasmo, alla fin fine.


Intanto, quando è a casa tranquillo, il mio ragazzino continua a portare avanti passioni e percorsi di conoscenza tutti suoi, che ha intrapreso anni fa.

La geografia, ad esempio, e le bandiere.

Fin da piccolissimo gli è piaciuto ricostruire il meraviglioso planisfero puzzle magnetico che è appeso in salotto e associare alle combinazioni di linee e colori delle bandiere i nomi degli stati. Noi adulti dovevamo replicare lo schema dei campi delle bandiere con semplici linee a matita e lui si divertiva a riempirli coi colori giusti, per poi passare a disegnarsi le bandiere da solo.


Il primo giorno di scuola si è fatto forza portandosi dietro "Gli stati extraeuropei", volume che ha quasi consumato a furia di guardare le figure, prima, e di leggere, poi.

 Copertina Gli Stati Extraeuropei

Ora alla geografia si è collegato il calcio, le capitali, i nomi e i simboli delle squadre, l'origine dei giocatori. Più sono diversi e meglio è. E' stato il momento di dotarlo di una confezione di matite colorate per rappresentare i diversi colori dei popoli, assai gradita.


Grazie al calcio la sua produzione di disegni sta vivendo un periodo florido.



Dopo una fase di blocco, con ripetizioni di copie di illustrazioni di cataloghi lego (e una breve fase "cavalieri medievali" e "pirati", che ogni tanto ritorna) sta emergendo soprattutto la scoperta della necessità di rendere il movimento nel rappresentare i nuovi eroi, i calciatori.

Ci si è avvicinato un po' alla volta: inizialmente ci chiedeva di stampargli disegni da colorare già disponibili online, con il giocatore di una squadra nazionale e la bandiera corrispondente.



 

Poi ha cominciato a copiare i preferiti dalle preziose carte collezionabili.
Santa Lucia ha colto il suo lato analitico e gli ha portato in dono il ricchissimo libro "1000 squadre di calcio", altra fonte di regolare consultazione.

E finalmente è stato pronto per le reinterpretazioni personali.
Allora si è messo a studiare i modelli del libro "Punto, Punto, Virgola, Linea" ed a sperimentare  varie tecniche decorative.



calciatore tatuato!


entusiasmo dei tifosi

non so che squadra sia Oroli, però mi sembran tutti gentili

festeggiamenti

rovesciata

(quando il movimento non è perfetto, si deve correggere e nel caso sbianchettare)

Il problema è che noi genitori non siamo tifosi di calcio e quindi il Cic probabilmente non ha mai visto un'intera partita. Ma credo lo spettacolo e l'agonismo lo affascini alquanto.

La lettura accompagna la sua nuova passione. 
Così nasce il suo primo fumetto calcistico, "Una vita da calciatore", a mio avviso ispirato al libro "La partita di pallone" di Colin McNaughton (consigliatissimo).

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLNPZvpDaHekimaBZnJ9m-NNzDkTvSn6mVl_bKJJtczZ3nE6Jy0vyvRWVxX7VlR3pe2xJxHsND-P1Lw5Bp7pvVFSrEcLYxKrWB97bpLI0T4OcSFpvl80rh_cqgypBWpHg-LcaY97jcvlM/s1600/La+partita+di+pallone+Colin+McNaughton+Un+libro+in+tasca+1982.jpg






Ma io devo solo stare a guardare!

Il Cic mi ha fatto presto capire che non (vuole) condivide(re) la passione dei "lavoretti" con me, vuole fare da sé.

Però ultimamente qualche dritta sui materiali da usare me la chiede:

- gli presto la light box perché vuole imparare a scrivere in corsivo tracopiando l'alfabeto


 - ruba i fogli "magici" di suo fratello per far pratica calligrafica con l'acqua (bellissimiii) e disegnare i kanji.



- mi invita a giocare a "Scarabeo" a modo suo, inventando parole solo con le letterine che gli stanno insegnato a scuola, a partire dalla più recente.



- gli posso insegnare a incollare i brillantini e a scavare negli strati sovrapposti di pastelli a cera per fare emergere figure colorate.




Da gennaio è finalmente anche riuscito a convincermi a iscriverlo ad una scuola di calcio per bimbi della sua età: ha raccolto tutto il suo coraggio e si è messo ancora una volta in gioco.


Stare accanto al Cic mentre continua a crescere, fargli da guida, godere dei suoi slanci di dolcezza e tentare di smussare i suoi impeti di cocciutaggine, è un'impresa delicata che mi lascia spesso esausta e al contempo piena di ammirazione.

lunedì 12 ottobre 2015

Sole sulla pelle

Non mi era mai capitato di avere, ad ottobre inoltrato, la pelle ancora dorata dal sole.

Ancora un weekend rubato all'autunno, con i piedi a faticare nella sabbia e i polmoni pieni di aria di mare, fare la scorta di raggi infuocati lasciando in ombra il lato oscuro della vita.



 

Contemplo gli elementi, il vento e il fuoco, l'acqua e la terra.
Glorifico questo tempo che lento e generoso si lascia vivere
intensamente.

martedì 2 dicembre 2014

Dove andare coi bambini quando piove? Alla mostra di BAJ! (ovvero: L'arte la passione la politica)

Portare a dicembre i bambini a una mostra di arte contemporanea?
Certo che sì, se si tratta di Baj.

Cartolina e manifesto della mostra

Baj, quello dei meccano, dei lego, dei bottoni, degli specchi, dei tubi e delle passamanerie.
Quello colorato, grande, dei materiali di recupero.

Ce l'aveva già spiegato il mio amico Luca, di come si può giocare con l'arte di Baj
Tempo fa mi aveva regalato un post molto sentito e interessante, dove raccontava i sui modi di condividere con suo figlio la sua passione per l'arte, ed in particolare per l'arte di Enrico Baj, suo autore prediletto.

Ed è proprio a lui che voglio dedicare questo post ed è lui la persona del titolo, quella che riesce a combinare creativamente arte, passione e politica.

Certo, Enrico Baj ha saputo lanciare forti  messaggi politici e culturali attraverso l'arte.
Si è sempre impegnato contro la violenza e l’aggressività del potere fino a rivolgersi criticamente al popolo, fruitore e succube dell'attuale sistema dei consumi e di una tecnologia volta sempre più al superfluo.

Foto: "E arrivato l’idraulico”: scultura eseguita da
Enrico Baj nel 2002: l’arrivo dell’idraulico
è sempre una festa, e cosi festeggiamo
il novantesimo dell’artista aprendo con
questo piccolo monumento la mostra
“Totem e Tubi”, allestita nelle belle sale
del Museo Civico di Crema. Vi si accostano
due momenti della produzione ultima di
Baj, in cui l’impiego di oggetti quotidiani
e tecnologici, sapientemente mescolati
alle consuete passamanerie, ci dice che il
suo sguardo si é spostato dai personaggi
con nomi altisonanti, generali e dame, a
un ben più vasto popolo, quello stesso
da lui precedentemente figurato alla fine
degli anni ottanta in grandi composizioni
combinatorie: popolo fruitore e succube
del sistema dei consumi e di una
tecnologia volta sempre più al superfluo.
Qui Baj appare personalmente coinvolto
e suggerisce che il gioco e l’ironia sono
i mezzi che il nostro immaginario ci
fornisce per sfuggire a ogni genere di
condizionamento.
"E arrivato l’idraulico”: scultura eseguita da Enrico Baj nel 2002
L’arrivo dell’idraulico è sempre una festa!

Ma è il desiderio vivo di Luca che io vedo realizzarsi in questi giorni. Trasformare la politica in cultura.

Il suo sogno di sempre di ospitare nella sua cittadina un'intera mostra dedicata a Baj si sta avverando, e io voglio gioirne con lui, e al contempo ringraziarlo per avermi dimostrato da vicino un esempio mirabile di tenacia, resistenza, e determinazione politica.



Mi ha ricordato, con la sua fatica e perseveranza, che non basta l'idea, e poi la passione per veder realizzato un progetto concreto, piccolo ma ambizioso nel suo contesto locale.

Con la sua amicizia mi ha mostrato il lato dolce e amaro della politica che non si vede, confuso com'è dietro la cortina di discorsi in cui le parole troppo spesso suonano a vuoto, senza spessore né presa sul reale.
Senza storia.

Ecco, io alla "sua" mostra spero di poterci andare, davvero.

E poi lo dice anche la Silvia Geroldi:

A Crema
è intelligente
è giocoso
è colorato
da vedere!

Io spero che chi ci capiterà - gli appassionati e i collezionisti, come le famiglie e i turisti di Natale - riesca a divertirsi ma anche a cogliere i messaggi che Baj ci vuole lanciare attraverso il gioco e l’ironia, quali mezzi che il nostro immaginario ci fornisce per sfuggire a ogni genere di condizionamento.

E chissà se i visitatori riusciranno ad immaginare la storia, i sogni, le strategie e le battaglie che sono le radici persino di un piccolo evento come questo, che lo rendono ancora più prezioso per chi lo può vivere e condividere.


- - -

P.S.: i commenti critici sull'arte di Enrico Baj, che ho lasciato in italic, sono stati tratti da biografie dell'autore trovate in rete e dalla cartolina di presentazione della mostra, non essendo io un'esperta sull'argomento.


Approfondimenti:

Articolo di Luca Giossi su un esperienza di condivisione padre-figlio della passione per l'arte di Enrico Baj

Pagina FaceBook della Mostra

Presentazione Ufficiale della Mostra sul sito del Comune di Crema

Scheda completa di attività didattica: "COME I “GUERMANTES” DI ERICO BAJ" progettata per le classi quarte e quinte di una scuola primaria svizzera.

Lavoretto a tema di una maestra italiana di scuola materna.

Intervista a Enrico Baj su Rai Educational, riguardo al suo rapporto con Munari e il design.

Mostra Homo Ludens evento milanese della fine dello scorso anno, costruita sul gioco e finalizzata a valorizzare la presenza del fattore ludico nell'arte contemporanea.


giovedì 27 marzo 2014

"Screen time" e bambini. Quanto tempo dovrebbero passare i bambini davanti allo schermo?

Let's talk about Screen Time - title banner
immagine tratta da qui

Traduco direttamente dal sito Medline Plus, servizio della Biblioteca Nazionale di Medicina degli Stati Uniti e dei National Institutes of Health, un documento ufficiale, datato 2011, che fornisce indicazioni ai genitori su quanto tempo i bambini dovrebbero passare davanti allo schermo.
L'originale, in inglese e in spagnolo, lo trovate qui; la mia non è una traduzione professionale, per cui se trovate errori o inesattezze segnalatemele (grazie!)

Prima delle linee guida americane, però, qualche osservazione mia, che ha a che fare col motivo per cui mi è venuta voglia di riportare l'articolo qui.

"Screen time" è un'espressione che non credo abbia un vero corrispettivo italiano. In rete -in italiano- c'è poco niente sul tema che si basi su ricerche scientifiche, nulla ho trovato sul tema a livello ufficiale, sulle linee guida del ministero della salute (ad esempio qui, o qui  o qui).

Eppure in pochi mesi due amici che si occupano di adolescenti, un parroco molto esperto e una professoressa delle medie decisamente sensibile, parlando del loro lavoro mi hanno riportato la stessa osservazione: per colpa di tutta la TV che guardano, i ragazzi di oggi hanno l'attenzione che dura come l'intervallo tra una pubblicità e l'altra. Qualsiasi attività che si proponga loro, e che necessiterebbe di una attenzione maggiore di 15-20 minuti circa, viene spontaneamente interrotta dopo quel lasso di tempo, anche se magari è riuscita a cogliere il loro interesse.
Due osservazioni indipendenti, due osservatori attenti che riportano la stessa conclusione in una conversazione qualsiasi.. mi hanno colpita.

Mi sono domandata: sono i ragazzi che modellano la loro attenzione sugli spazi pubblicitari della TV o è la pubblicità che viene studiata nei tempi per cogliere le fluttuazioni dell'attenzione dei ragazzi? Quando ero piccola io, quante ore passavamo davanti allo schermo noi bambini?

Alla prima domanda non ho ancora dato una risposta, mi informerò.
Alla seconda invece sì, attingendo a una preziosissima "ricerca sul campo" di circa 30 anni fa, che tengo in serbo per un prossimo post. Voi avete qualche risposta?

Per inciso: c'è tutta un filone di pensiero (e di ricerca) che sostiene l'utilità dei video giochi sotto molti punti di vista, ma questa è un'altra storia.

Ed eccoci all'articolo:

Screen Time
 immagine tratta da qui

Screen time e bambini 
  "Screen time" è tutto il periodo di tempo che viene trascorso di fronte ad uno schermo, che sia un televisore, un computer o un video gioco. Lo screen time è un'attività sedentaria, è essere inattivi mentre si sta seduti. Pochissima energia viene consumata durante lo screen time. 
La maggior parte dei bambini trascorrono circa 3 ore al giorno guardando la televisione. Se si aggiungono gli altri momenti passati davanti allo schermo per altre attività si arriva a 5-7 ore di screen time al giorno. 
Troppo tempo passato davanti allo schermo può: 
- aumentare il rischio che tuo figlio diventi obeso 
- rendere più difficoltoso l'addormentamento di tuo figlio la sera 
- aumentare la probabilità che tuo figlio sviluppi problemi di attenzione, ansia e depressione.

Illustration: Ron Tandberg.
"Non riesco a dormire!" "Vuoi che mammina ti cambi canale?" - immagine tratta da qui 
Il tempo passato davanti allo schermo aumenta il rischio di obesità per tu figlio perché: 
- stare seduti e guardare uno schermo è un tempo che non viene trascorso restando fisicamente attivi 
- le pubblicità in televisione sugli altri schermi possono insegnare ai bambini a fare scelte alimentari meno salutari. Per lo più i cibi nelle pubblicità rivolte ai bambini contengono molto zucchero, sale o grassi. Non sono equilibrati dal punto di vista nutrizionale.  
- i bambini mangiano di più mentre stanno guardando la TV, soprattutto se vedono pubblicità di cibo.  
I computer possono essere utili quando i ragazzi li usano per fare i compiti. Ma navigare in internet, passare il tempo su Facebook o guardare video su Youtube è considerato uno screen time non salutare. 
guidelines for screen time for kids

immagine tratta da qui 
Linee guida attuali sullo screen time  
I bambini sotto i 2 anni non dovrebbero passare del tempo davanti ad uno schermo. 
Limitare il tempo davanti allo schermo ad 1-2 ore al giorno per i bambini sopra i 2 anni. I video rivolti ai bambini molto piccoli non ne migliorano lo sviluppo, nonostante quanto possano affermare le pubblicità che li promuovono.  
Come diminuire il tempo trascorso davanti allo schermo 
Per alcuni bambini può essere difficile ridurre il tempo davanti allo schermo a 2 sole ore al giorno perché guardare la TV fa parte della loro routine quotidiana. I tentativi di ridurre lo screen time funzionano meglio quando i bambini comprendono quanto la attività sedentaria condizioni la loro salute e imparano che possono fare qualcosa per essere più sani.  
Modi per diminuire lo screen time: 
- Togliere la televisione o il computer dalla camera da letto di tuo figlio. 
- Non permettere di guardare la tv durante i pasti o l'esecuzione dei compiti. 
- Non permettere a tuo figlio di mangiare mentre guarda la TV o il computer. 
- Non lasciare la TV accesa come rumore di sottondo. Piuttosto, accendi la radio o non avere rumore di sottofondo. 
- Decidi quali programmi guardare all'inizio della visione e spegni la TV quando il programma è finito. 
- Suggerisci altre attività, ad esempio giochi da tavolo in famiglia, puzzle o passeggiate. 
- Tieni conto di quanto tempo viene passato davanti allo schermo. Cerca di trascorrere altrettanto tempo in attività. 
- Sii un buon modello come genitore. Diminuisci il tuo stesso screen time a 2 ore al giorno. 

2013-05-31-BrainonScreenTime.jpg
immagine tratta da qui 
- Se risulta difficile non tenere accesa la TV, prova ad usare la funzione di spegnimento automatico programmato, in modo che si spenga da sola. 
- Sfida la tua famiglia a trascorrere 1 settimana senza guardare la TV o trascorrere altro tempo davanti allo schermo. Trova come impegnare il tempo in modo attivo e in modo da consumare energia. 

Aggiornato al 7/1/2011 da Neil K. Kaneshiro, MD, MHA, Clinical Assistant Professor of Pediatrics, University of Washington School of Medicine. Revisionato anche da David Zieve, MD, MHA, Medical Director, A.D.A.M. Health Solutions, Ebix, Inc

mercoledì 5 febbraio 2014

Riflessioni sul tablet. Costruire migliori confini tecnologici familiari

Quest'inverno ho ricevuto in regalo un tablet usato. Laura aveva ragione, è uno strumento proprio adatto a me. 
Per prima cosa, nei lunghi giorni di raffreddamenti vari che hanno segregato in casa la nostra famiglia durante le feste, ho preso confidenza col mezzo e l'ho adattato alle mie esigenze di lavoro. Ora che lo uso quotidianamente da un paio di mesi a scopi puramente professionali (ho svuotato la mia borsa dall'agenda, blocco appunti, dai testi di consultazione, dalle documentazioni di riferimento) mi è venuta la curiosità di esplorare qualche altra possibilità di utilizzo. 
Ho pensato ad un app per disegnare e SketchUp mi è subito venuta in soccorso. Ho pensato ad un'app per aiutare il Pulce a ripassare le tabelline, e scava scava nell'immane fuffa del mercato android ne ho scovato un paio di essenziali ma carine. Ho pensato a un ebook interattivo da guardare e toccare col Cic, ma su android siamo proprio in alto mare (a parte forse questi).
Quello che vorrei evitare, come già sta accadendo in questi giorni di -ancora!- malattie è che i bambini confondano uno strumento così.. multipotenziale.. con una tv portatile dove guardarsi i video dei cartoni di YouTube.

Il Cic alla scuola materna impara i colori in inglese "con i tablettini" e quando vede uno schermo touch sa già cosa fare.
Il Pulce sta crescendo: in terza elementare mi racconta che all'intervallo i bambini, quando non sono a guardare cartoni in classe sulle LIM, si confrontano sui risultati ottenuti con i videogiochi degli smartphone arrivati per Natale in casa loro. 
Su YouTube ci sono video di bambine di quinta che illustrano il loro make-up per il primo giorno di scuola media. E video delle mamme e delle loro bambine che mostrano ai loro followers cosa hanno comprato l'ultima volta che sono andate dai cinesi.
"Vecchio" disegno del Cic, 3 anni. A me piace pensare che sia una persona-melablu. Ma penso che sia un autoritratto in famiglia.
Che confusione.
Cerco di stare a tempo - sono fuori dal tempo. Sempre più le mie riflessioni - come essere umano, come adulta, come genitore - ruotano attorno al senso del limite. 

Mi torna in mente un articolo condiviso da Minimo qualche tempo fa, tratto da "The Apartment Therapy" (a cui ovviamente vanno tutti i diritti del caso) che ho tradotto a modo mio e riportato qui sotto. (Ho tradotto anche qualche commento a mio parere utile ad arricchire la riflessione, per leggere tutto il thread rimando ovviamente al post originale).
 4 passi per costruire migliori confini tecnologici familiari
Un mio caro amico recentemente mi ha riferito: "vorrei non fossimo stati così elastici con i ragazzi rispetto ai limiti nell'uso delle tecnologie". Tutti i loro figli usano telefoni cellulari, passano tutti il tempo nelle loro stanze sui computer o gli iPads, ogni giorno passano diverse ore giocando ai videogiochi o guardando  la TV. Credeteci o no, non è sempre stato così ma, semplicemente... è aumentato, un po' alla volta. Ora, è possibile rimettere indietro l'orologio? Davvero? 
Questo mio amico non è l'unico. So che ci sono molti genitori che hanno la sensazione che l'uso della tecnologia sia fuori controllo, in casa loro, (indipendentemente da quanto sia utilizzata), e proprio non hanno idea di come affrontare la cosa. 
Come parte della January Cure, ci siamo recentemente impegnati nel "digiuno notturno da media" (overnight "media fast"). Il digiuno è uno strumento incredibile per noi per capire cosa ci controlla e quale effetto ha su di noi. E poi ci dà la possibilità di liberarci proprio da quella cosa che esercita il controllo su di noi. Quale miglior modo per portare sane abitudini in una famiglia  che un nuovo inizio, fresco, pulito, attraverso uno strumento come un digiuno da media.  
Come fare? Il primo passo è coinvolgere la famiglia al completo. Non possono essere solo i ragazzi, deve coinvolgere anche Mamma e Papà. Ricordate, come genitori, che siete voi a condizionare i comportamenti in casa vostra. Non è buona cosa se Mamma viene beccata a giocare ai videogiochi e Papà a postare su Facebook. Tutti si mettono intorno a un tavolo e ne parlano, e stabiliscono un determinato limite di tempo e per quel lasso di tempo mettono via gli aggeggi tecnologici. 
Il secondo passo è rimpiazzare le abitudini scorrette con quelle sane. Rendente divertente il "digiuno"! Cuocete insieme biscotti, fate una passeggiata, suonate insieme. Pensate a cosa piacerebbe fare alla vostra famiglia, cosa vi darebbe la carica in quanto gruppo, e fatelo. In quell'occasione fate qualcosa di veramente speciale.  
Il terzo è di riflettere sulla vostra esperienza di digiuno dalla tecnologia. Cosa è stato difficile? Cosa è andato bene? Che indicazioni per cambiamenti potreste trarne? La chiave di tutto è parlarne insieme. 
Ultimo passo, quindi, è proporre alla famiglia un nuovo piano per l'uso della tecnologia, tenendo in conto i differenti bisogni di ciascun membro della famiglia, che include la necessità di stabilire dei limiti. Un vecchio monaco una volta disse che il digiuno più efficace è "mangiare solo un po' meno di quanto uno vorrebbe, tutti i giorni." La stessa cosa è con la tecnologia. Il miglior modo per controllarla e di usarla solo un po' meno di quanto vorreste. Creerà disagio. Probabilmente ci saranno tentazioni. Ma alla fine sarei sorpreso non ne risultassero persone più attive, più coinvolte, più creative.  
La vostra famiglia ha mai fatto un periodo di pausa dalla tecnologia? Come è andata? quali sono stati i risultati? Condividete la vostra storia qui sotto!



Mi fa un po' ridere a volte il modo in cui le persone si attaccano ai loro cellulari come un neonato col suo succhiotto. Ovviamente io faccio la stessa cosa con un libro. Non posso uscire di casa senza averne uno, non si può mai sapere se potrai avere un momento giù da rendere migliore con una breve lettura. maynelander 
Oh-oh. Mio marito ha comprato a nostro figlio di 8 anni un iPod touch per il suo compleanno qualche mese fa e un candelotto di dinamite non riuscirebbe a scalfire la sua presa su sta cosa (quando mi disse i suoi progetti fui irremovibilmente contraria - gli avevamo appena regalato un lettore mp3 il precedente natale - PERCHE' un altro iPod?). Allo stesso tempo, mio marito ha problemi a dormire e la prima cosa che fa quando si sveglia nel bel mezzo della notte è accendere il suo iPhone, che sveglia ME con la sua luminosità da pieno giorno. Ciò è particolarmente spiacevole perché io mi devo alzare diverse volte ogni notte per allattare nostro figlio. E' millenni che non mi faccio una bella dormita. MA se io gli dico che il telefonino mi tiene sveglia e peggiora la sua stessa insonnia sono io la fissata. Neanche io sono perfetta (troppo tumblr/facebook/internet) così sto pensando per prima cosa di uscire da facebook, perché ne ho fin qui. Almeno su tumblr guardo/condivido arte, per cui è un'"ispirazione" per me. Forse se prometto a mio marito che la smetto con facebook, lui potrebbe lasciare il suo iPhone in cucina, la notte. Tengo le dita incrociate. ditherthither
La nostra famiglia ha recentemente iniziato una settimana lavorativa e scolastica "senza schermo" (dal lunedì mattina a venerdì dopo la scuola, momento in cui giocare ai videogiochi o guardare qualcosa è OK). Nel nostro caso è davvero importante che partecipiamo tutti e rispettiamo la regola, che riguarda il tempo davanti allo schermo a scopo ricreativo; ricerca o lavoro vanno bene, ma con moderazione. Sento in giro che per famiglie con figli adolescenti  questo tipo di divieto è difficile da mantenere perché i compiti di scuola stanno diventando sempre di più basati sul PC e l'uso dei social media vi si insinua così facilmente.. Mi piacciono i momenti di lettura e di ascolto della musica che stanno facendosi più frequenti, come risultato della nostra regola. Stiamo anche giocando insieme a giochi da tavolo con maggiore regolarità. H. Wood
Mia cugina ha due figlie adolescenti e penso che stia gestendo la cosa meravigliosamente.
Per prima cosa: no cellulari a tavola. Assolutamente. Stanno fuori dalla cucina oppure vengono confiscati almeno fino allo stesso pasto del giorno dopo. A quanto pare ha dovuto farlo soltanto un paio di volte prima che le sue figlie (e suo marito) capissero che lei non stava scherzando.
In secondo luogo: i telefonini restano spenti nelle ore di sonno. Quando non ha funzionato molto bene con le sue figlie per mancanza di controllo, ha corretto con: "stanno sul pianerottolo nelle ore di sonno".
Terzo: no TV nelle camere da letto. La loro unica TV in casa è in salotto.
Quarto: Non più di X ore di internet al giorno per le sue figlie e non oltre le 22.30. Ovviamente questo può essere aggirato utilizzando gli smartphone, ma comunque.
Penso che userò regole simili, quando avrò dei figli  ;-) German Girl 
"So che ci sono molti genitori che hanno la sensazione che l'uso della tecnologia sia fuori controllo, in casa loro, (indipendentemente da quanto sia utilizzata), e proprio non hanno idea di come affrontare la cosa. "
Stai scherzando? Come fanno a non sapere cosa fare? E se semplicemente spegnessero quegli stupidi affari?
Non c'è più nessuno che fa il genitore? Per prima cosa: chi ha comprato ai ragazzini tutti quei gadget? Chi paga la bolletta del telefono e di internet? Chi gli permette di usarli 24 su 24, 7 giorni su 7? 
Perché uno dovrebbe stare al telefono a cena mentre sta mangiando e dovrebbe interagire con gli altri? Perché un genitore dovrebbe permettere ai suoi figli di farlo? Perché un genitore dovrebbe permettere a un ragazzino di tenere una TV in camera o permettergli di dormire col cellulare acceso?
E' ridicolo come certe volte di questi tempi sembra che siano i ragazzini a dettare le regole in casa. Ancora più ridicolo è stare a sentire dei genitori che sembra non SI RENDANO CONTO di avere l'autorità di dettare le regole in casa, figuriamoci poi di FARLO. Mo86 
Ultimamente abbiamo avuto alcuni interessanti sviluppi a questo riguardo dato che entrambi i nostri figli, di 6 e 9 anni, hanno risparmiato la maggior parte delle loro mance e dei regali di compleanno per comprarsi degli iPods. Recentemente sono riusciti a raccoglierne abbastanza e io ero preoccupata che si perdesse il controllo del tempo davanti al video, ma fino ad ora sembra che rispettino la regola "un'ora". L'altro sviluppo è che, mentre inizialmente tutto ciò che volevano fare era giocare a videogiochi come Minecraft  e Angry Birds, ora il mio figlio maggiore ha chiesto di poter trascorrere più tempo davanti al computer per imparare a programmare, e i mio figlio minore vuole più tempo per il suo iPod perché si sta interessando a la fotografia digitale e al montaggio video. E' facile mantenere un rigido coprifuoco quando si tratta di videogiochi , ma quando i ragazzini cominciano ad esplorare i lati creativi e produttivi della tecnologia? Non so rispondere a questa domanda, e sospetto che sia una domanda così nuova che nessuno sappia veramente come rispondere. In un certo modo, lo stiamo tutti affrontando mentre lo viviamo e cerchiamo di condurre i nostri figli attraverso queste nuove acque più tranquillamente possibile.. anche se alcuni commenti acidi come quelli fatti da alcuni in questa discussione, certamente non aiutano. Per quel che può valere, sto cercando di pensare che la tecnologia sia semplicemente una parte di una sana "dieta evolutiva". Fintanto che i miei figli staranno facendo sufficiente esercizio fisico, staranno trascorrendo abbastanza tempo con gli amici, staranno facendo abbastanza giochi non-tecnologici e trascorrendo abbastanza tempo con me e mio marito, cercherò di non stressarmi troppo a riguardo. TammyE 

Ecco, qualche esperienza negli USA. E in Italia? Che risposte hanno trovato i genitori a queste domande? Suggerimenti per disegnare rotte ed attraversare insieme i nuovi mari?

mercoledì 11 gennaio 2012

The Critic (arte-innocenza-linguaggio)

Qualche passaggio ardito.



L'arte contemporanea direi che mi piace, mi attira. Però da quando ho visto "The Critic" (cortometraggio di Ernest Pintoff e Mel Brooks vincitore dell'Oscar nel 1963) ogni tanto mi vien da ridere se l'artista si prende troppo sul serio, se non ci mette almeno un po' di humor
Qui vi propongo il film corto, divertentissimo, sottotitolato in italiano dal nostro DanieleDG (almeno, ci abbiamo provato..)



Quando l'altro giorno siamo tornati da Torino ed ho scaricato le immagini dalla macchina fotografica ho scoperto di avere in casa anche io un piccolo critico.. volete la traduzione?

Bwindi Light Mask di Richi Ferrero, suoni bi-vocali Tuva 
(ma che schifo di ripresa, con un bimbo in braccio.. qui è MOLTO MEGLIO, e completa)

Accontentàti:
"schiacciasassi...a vapore.. 
???.... le uova... le uova... le uova... le uova...
...occhietti "
Nel frastuono dei canti Tuva, incredibili e potenti, non avevo sentito, non avevo capito le parole del Cic.

Il Cic sa dire cose tutte sue, come sia stato non lo so.
Ma mi è tornato in mente un discorso TED passatomi dal solito spacciatore di cultura tanto tempo fa, ed è ora di riguardarmelo. Parla di linguaggio, di comunicazione, di mappe.
Un po' emozionante, un po' inquietante.. può interessare?


TED: Deb Roy: La nascita di una parola (sottotitoli in italiano)




giovedì 14 aprile 2011

Cambiare i paradigmi educativi

Non avevo mai sentito parlare di unschooling, quando ho scritto il post di ieri. Figuriamoci.

Poi la sempre preziosa Palmy di Mens Sana, il mio Virgilio nel viaggio attraverso le dimensioni dell'educazione dei miei figli, me l'ha fatto conoscere, ma soprattutto ha in poche righe dato un nome a quello che sento:

Nessuno ti può costringere a imparare niente se tu non vuoi: allora perché non eliminare la costrizione e ridare a chi deve imparare la libertà di scelta? Come? Partendo dalle proprie passioni. Ti piacciono i cavalli? Comincia da qui. Come noi adulti abbiamo imparato le cose di cui siamo appassionati? Chiediamoci questo e traiamone le conseguenze. Se ho una passione è facile e divertente per me reperire tutto ciò che mi serve per coltivarla: libri, illustrazioni, modellini, filmati, links... e mettermi a lavoro. Perché questo non può diventare l'abituale modo di imparare? Da ciò che ci appassiona si giunge a tutto: il cavallo nella preistoria, il cavallo nella geografia, nella biologia, nella zoologia, nell'economia... Trovare e intessere connessioni è il secondo assioma del percorso di de-schooling e un-schooling. Non solo è permesso, ma è auspicabile che un bambino impari perseguendo le sue passioni. Il bambino impara perchè imparare è il modo che la specie umana ha di crescere e sopravvivere. Imparare accade in ogni luogo e in ogni momento, non solo in classe!


Però mio fratello (sempre lui!) mi aveva già fatto vedere il discorso (animato!) di Ken Robinson intitolato "Changing education paradigms", che mi ha turbata non poco. (Viva TED e viva i fratelli!)
In italiano si trova qui.



Cosa ne pensate?
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