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martedì 29 novembre 2011

La campana di carta

Hai voglia a spiegare al Pulce che le campane NON sono un tipico simbolo natalizio.
Lui aveva in mente di fare una campana di carta e l'ha fatta.

Ha incollato con il suo adorato nastro adesivo un cartoncino colorato dandogli approssimativamente la forma di cono, ci ha appiccicato un cordino e l'ha appeso alla scala.

Poi si è accorto che era triste, così, spoglia, questa campana di carta. L'ha tirata giù e l'ha decorata con le penne gel. In questo caso con soggetti più a tema ;-)


Mancava un particolare. Ha trovato la soluzione in un cassetto dell'armadio dei lavoretti.

Perché questa campana di carta ha un segreto. E fa tutto quel che dovrebbe fare:



Suona!

lunedì 28 novembre 2011

Timbri in gomma crepla fai da te: i vantaggi del "Metodo Pennarello"

Dal muro dei vicini cadono sulla strada delle foglie stupende. Nel loro giardino devono custodire un acero palmato o qualche meraviglia del genere.
Sono corsa fuori e ho raccolto qualche foglia. Mi serve per spiegare il "Metodo Pennarello" e tuuuuuttti i  suoi innumerevoli vantaggi nell'uso dei timbri in gomma crepla fai da te.

Il "Metodo" consiste in questo: invece di inchiostrare il timbro appena creato con un normale tampone da timbri lo si colora con i pennarelli di casa e si timbra. Stop.
Altrimenti come avrei fatto ad avere tutti i colori che mi servivano per i tappi-timbri dell'alfabeto?


In realtà di vantaggi sono pochi, ma significativi:
- i bambini ci possono giocare senza problemi, i pennarelli ce li hanno già (non c'è da comprare nulla), sono atossici e lavabili, nel complesso aumenta l'autonomia
- i timbri possono essere colorati in modo disomogeneo, per creare stampe sempre uguali ma diverse.

Per esempio. Il Cic comincia a divertirsi a giocare insieme a noi con i colori: prepariamo per lui dei timbri facili da prendere in mano, montando la crepla con la colla su grandi tappi di sughero.


Coloriamo con i pennarelli (per cambiare colore basta timbrare più volte oppure lavare sotto l'acqua il timbro) e timbriamo a più non posso le forme preferite dal Cic. Incolliamo con la colla vinilica un po' di questo affascinante riso tinto con i colori alimentari


e questo è il coloratissimo risultato:


Vogliamo una stella multicolore? Pronti!



Vogliamo una nuvola a strisce? Ecco fatto!

 dipinta
e timbrata.

Ma ora torno alla mia foglia e mi soffermo su un ultimo punto: le sfumature.


Domenica ho giocato un po' da sola, con la crepla e la foglia.
Ho disegnato la foglia sulla gomma crepla (pur non sapendo disegnare)


ho preparato la base tagliando una lastra di plexiglass (vecchio poster rotto, utilissimo: si può fare grande quando si vuole e attraverso la trasparenza si centra perfettamente il punto un cui si vuole timbrare)



smussandone i bordi


ho ritagliato e incollato la foglia di crepla sul supporto


l'ho colorato (puro piacere)



Mi sono divertita.

Sabbiera zen

Un'illuminazione, forse un po' dissacrante.

Non è che quella dei giardini zen e dei Bonseki è tutta una scusa per giocare con la sabbiera anche da grandi? ;-)


Il Pulce, novembre 2011. Sabbiera, maniglie di alluminio, sassi, foglia secca, canne, giochi di plastica.

...

A proposito di Giappone..

Il Pulce, alla mostra di Peppo Bianchessi

domenica 27 novembre 2011

Decorazione fuori porta di Santa Lucia



La decorazione fuori-porta dello scorso autunno non ha retto all'umidità abnorme che c'è da queste parti, nonostante l'impressionante quantità di colla a caldo profusa.
Però la struttura di bastoni irregolari, legati tra loro col cordino di canapa, per fortuna ha resistito, per cui ne ho approfittato per creare la nuova decorazione stagionale per la nostra porta verde: un po' di fieno del Campo, qualche fiocco recuperato dai regali ricevuti lo scorso anno, ed ecco un vero "fuori porta di Santa Lucia"!
(che buon profumo..)

A guardarlo bene avrei fatto meglio a dare una sforbiciata qua e là per rendere più regolari i mazzolini, ma scommetto che ad un asinello affamato potrebbe piacere anche così. ;-)

venerdì 25 novembre 2011

Usi e costumi di una LIM (Lavagna Interattiva Multimediale)

Il Pulce frequenta una buona scuola primaria statale, primo anno, tempo pieno.
Lo spirito che traspare dalle comunicazioni del Dirigente Scolastico mi conquista, il clima culturale che comunicano le scelte degli insegnanti è nel complesso coerente e coordinato, mi piace.
Nonostante i tagli e tutte le difficoltà la scuola tiene duro, resiste, vuole portare avanti il suo progetto che mette al centro il bambino, sempre.


Grazie ad un'associazione di genitori molto efficiente molte classi sono già dotate di una LIM, che presto arriverà in tutte le aule. Ma come utilizzare le nuove risorse, i nuovi strumenti didattici? Quali sono tutte le potenzialità (e i rischi)? Non ci avevo mai pensato..

Con l'arrivo della brutta stagione si sta consolidando questa abitudine: nella pausa dopo il pranzo, tempo scuola, prima della ripresa delle lezioni, i bambini si mettono d'accordo per vedere un film portato da casa da uno di loro, e la maestra lo mostra sulla lavagna interattiva multimediale.

Il tempo è brutto, i bambini devono stare nei saloni della scuola; i bambini sono tanti, irrequieti, le maestre faticano a tenerli; i bambini si divertono a guardare i film; non è obbligatorio.

vs

Dopo pranzo i bambini dovrebbero avere occasioni di muoversi in modo da spezzare la giornata passata sui banchi; prima della L.I.M. in qualche modo si trovava il modo di "gestirli"; se il film non è scelto e poi commentato con gli insegnanti non è una occasione di apprendimento; questa abitudine non favorisce la socializzazione; già molti genitori parcheggiano i figli davanti alla tv a casa: la scuola dovrebbe essere da esempio e non allinearsi alla generale deriva. 


Cosa ne pensate?

martedì 22 novembre 2011

Una filastrocca da disegnare: "Punto, Punto, Virgola, Linea - -"

Sono molto fortunata. Anni fa ho comprato non so più dove un libretto usato per insegnare a disegnare ai bambini, quando ancora i bambini erano nei miei sogni di ragazza. Ed ora quel libretto mi è tornato tra le mani: "Punto, punto, virgola, trattino" di Hans Witzig.
E' diviso in capitoli, ognuno con una storia leggera, interattiva (in un suo certo senso un po' retro') che coinvolge gli "omini" disegnati, l'autore e i lettori. Sono buffe lezioni di disegno in bianco e nero. Fanno capire che puoi riconoscere una forma da pochi tratti, puoi ritrovare l'umanità di un gesto in poche linee, è tutta questione di "dinamica" del segno (si può dire così?).



Qualche brano è in rima, per farvi un esempio:



Io sono catturata dalla pulizia delle forme e dalle trovate deliziose. Il Pulce, dagli innumerevoli particolari, dai piccoli dettagli.




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In realtà io non ho mai pensato che ai bambini bisognasse insegnare a disegnare. 
Mi metto lì e guardo il Pulce che crea, e il Cic che ci prova, prova tutti i colori del mondo. Stop.

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Però

Ho scoperto che il titolo originale, "Punkt, Punkt, Komma, Strich" (qui potete gustare le prime pagine in una recente edizione in tedesco) è il primo verso di una filastrocca per giocare coi bambini a disegnare:
Punkt, Punkt, Komma, Strich, 
fertig ist das Mondgesicht. 
Einen Kloß und ne' Kartoffel,  
fertig ist mein lieber Stoffel*
Io il tedesco non lo so, ma invidio molto chi  può apprezzarne lo spirito e godersi pure tutti i Malspiele raccolti sul bellissimo sito Labbé. Lo conoscete?

Ho provato anche io a fare una filastrocca da disegnare, la più semplice possibile, per giocare con il Cic che comincia starci,  ormai, a ste cose:
Punto, punto, virgola, trattino,
ecco fatto un bel faccino.

    Quattro linee e poi un cerchietto,
    ecco fatto il nostro ometto.

Chi ne conosce altre? Chi ha voglia di inventare nuove"filastrocche da disegnare", da aggiungere qui in fondo, magari con il loro bel disegno?

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Però

C'è chi dice, invece, che ai bambini bisogna insegnare a disegnare, eccome.

Stando attenti a non intaccare le potenzialità del pensiero divergente, si dovrebbe, più che altro, insegnare fermarsi ed osservare, dice il professor Bartel.
"I find that most children benefit by early instruction and practice in observational drawing and modeling, but it is important to remember their age. Children who have not learned that drawing skill is based on practiced observation will be very frustrated when they reach the next developmental stage. They will wish they could draw more realistically. As they get older, they mistakenly believe that they lack talent while others are gifted in drawing. They give up because they see others who can do better. Art educators refer to this as the "crisis of confidence".
Regular observation drawing and painting practice is common in the kindergarten and lower grades in Japan. How many in the United States would learn reading, writing, and math if it were left up to the option of the learners to figure out how to learn it on their own?"
Chissà cosa ne pensa Tatiana..

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Intanto che la Janus edizioni si decide a ristampare "Punto, punto, virgola, trattino" di Hans Witzig e magari pure "Una dritta e una curva" (come mi piacerebbe guardarmelo!) io ho provato a dare nuova vita ai suoi disegni, dipingendoli sulla stoffa. Attento a non cadere, nanetto!!



* ecco la traduzione dal tedesco, grazie alla gentilezza della mia amica Valentina:
Punto, punto, virgola, trattino,
ecco fiinito il volto della luna.
Una  polpetta e una patata
ecco finito il mio caro grullo.

Questo post tra i "Venerdì del libro" di Home Made Mamma

lunedì 21 novembre 2011

Light therapy

Ci vorrebbe una light therapy, dopo un'intera settimana senza sole.
A parte quel disco bianco nel cielo anonimo, che sembra starsene lì solo per dare una parvenza di giorno.


Per fortuna il lunedì la signora Di Danno mi ricorda di pensare leggero, e mi torna in mente un bel momento, inaspettato.
Io e il Pulce, con la Chichi e lo zio Dani che, nel bel mezzo della fiera, della baraonda, ci aggiriamo stupiti, frastornati. Poi ci fermiamo, ci sediamo, cominciamo a giocare: un gioco a noi nuovo, di carte e di legno, immediato.
Ridiamo, sbagliamo, vinciamo, ridiamo.
Non sento il rumore, le luci, il richiamo dei soldi.
Vedo i nostri visi distesi, musicanti di Brema, uno strano pomeriggio insieme.

sabato 19 novembre 2011

Il gattino stella. Biglietti di auguri natalizi fai da te con i timbri in gomma crepla. TUTORIAL


La Bubu - il gattino stella

Trovo molto interessanti le potenzialità della gomma crepla per realizzare dei timbri fai da te.
Lo scorso anno i biglietti di Natale li avevamo fatti così, semplicissimi: timbri e cartoncini colorati.
Volete provare?

Qui sotto, il materiale:

- cartoncini colorati
- taglierino o forbici
- tappo di sughero grande
- foglio di gomma crepla/forme di gomma crepla pre-tagliate
- pennarelli
- acrilico argento e pennello
- pennarelli coprenti a punta fine (tipo uni posca)
- pennarello indelebile argento
- colla forte
- barattolo grande



Per fare il timbro stella ho usato la tecnica descritta in questo post, ritagliando una stella dalla gomma crepla ed incollandola su un supporto maneggevole e di dimensioni adatte (tappo di sughero grande).
Per il colore ho provato ad utilizzare un acrilico argento, denso, stendendolo a pennello sul timbro. La gomma crepla non ha praticamente assorbito il colore, restituendolo quasi integralmente. La resa è stata assolutamente differente da quella classica del timbro con tampone di inchiostro o colorato a pennarello (come facciamo noi): meglio evitare di premere troppo forte sul cartoncino, sennò si sbava tutto in contorno!!

Asciugato l'argento di base, ho completato con particolari con pennarelli indelebili a punta fine, scegliendo dei colori semplici e cercando di dare espressività alle mie stelline un po' pagliacce.


... ne è uscito tutto un coro!


Il timbro grande, un cristallo di neve pre-tagliato, l'ho incollato su un barattolo a mo' di rullo per risolvere il problema della dimensione; ma solo dopo che sono rientrata in possesso del Quattordicesimo Quindici ho capito che anche questa soluzione mi era arrivata da lì, rimasta per anni in un angolo della memoria..


I cristalli di neve servivano per biglietti un po' ufficiali. Ho colorato la crepla con un pennarello blu scuro e poi con un velo di acrilico argento, tanto per "sporcare" il timbro. Ne è uscito un effetto ancora diverso, un po' cangiante. Qualche scritta con il pennarello indelebile argento, il foro per il nastrino e il biglietto era pronto.

Con i gattini-stella invece abbiamo personalizzato i pacchetti regalo per i nostri amici più cari, con qualche tentativo di realismo: chi riconosce il Signor Manzato? ;-)

mercoledì 16 novembre 2011

Nuove avventure nella traduzione


[dal nostro blogger ospite DanieleDG]

Dopo avervi mostrato un tentativo di traduzione da Robert L. Stevenson, oggi è il turno di David Foster Wallace. Dovete sapere che ho cercato di leggere in lingua originale The Pale King ma mi sono arenato per l'eccessiva presenza di parole come shattercane (sorgo) e jimsonweed (stramonio) che mi avrebbero fatto consumare il dizionario. Ora mi sono ridotto a leggere Il re pallido in italiano.



Mentre lo leggevo in inglese ne ho tradotto un pezzetto che ho così l'occasione di confrontare con la traduzione "ufficiale" di Giovanna Granato per Einaudi.

Comincio io:

"Il quinto effetto ha più a che fare con te, come sei percepito. E' potente, sebbene il suo uso sia più ristretto. Fai attenzione. Con la prossima persona adatta con cui stai conversando, ti fermi improvvisamente nel bel mezzo del discorso, la guardi attentamente e dici: "C'è qualcosa che non va?". Lo dici in modo preoccupato. Lui dirà: "In che senso?". Tu dirai: "C'è qualcosa che non va. Sono sicuro. Cos'è?". Lui apparirà sbalordito e dirà: "Come facevi a saperlo?". Non capisce che c'è sempre qualcosa che non va, per tutti. A volte più di una cosa. Non sa che tutti vanno in giro continuamente con qualcosa che non va, credendo di stare esercitando una grande forza di volontà e di autocontrollo per non darlo a vedere agli altri, per i quali pensano non ci sia mai niente che non va."
Ora DFW:

"The fifth effect has more to do with you, how you’re perceived. It’s powerful although its use is more restricted. Pay attention, boy. The next suitable person you’re in light conversation with, you stop suddenly in the middle of the conversation and look at the person closely and say, "What’s wrong?" You say it in a concerned way. He’ll say, "What do you mean?" You say, "Something’s wrong. I can tell. What is it?" And he’ll look stunned and say, "How did you know?" He doesn’t realize something’s always wrong, with everybody. Often more than one thing. He doesn’t know everybody’s always going around all the time with something wrong and believing they’re exerting great willpower and control to keep other people, for whom they think nothing’s ever wrong, from seeing it."


Per finire la traduzione ufficiale:

"Il quinto effetto dipende più da te, da come ti considerano gli altri. E' efficace anche se ha un uso più limitato. Facci caso, ragazzo. Appena ti trovi a fare due chiacchiere con la persona giusta, interrompiti all'improvviso a metà del discorso, guardala dritto negli occhi e di': "Cosa c'è che non va?" Dillo in tono preoccupato. Quella dirà: "In che senso?" E tu: "Qualcosa non va, si capisce. Che cos'è?" E quella ti guarderà sbigottita dicendo: "Come fai a saperlo?" Non si rende conto che c'è sempre qualcosa che non va, in tutti. Spesso più di una sola cosa. Non sa che tutti vanno sempre in giro con qualcosa che non va e sono convinti di fare un grande sforzo di volontà e di controllo per impedire agli altri, che secondo loro non hanno mai niente che non va, di accorgersene."


Molteplici osservazioni possibili sulle differenze tra le traduzioni. E si capisce chi vince, con spesso una scelta migliore dei termini e non solo.
Mi sembra però più interessante il contenuto del pezzo. Questa sensazione di portare sempre dei problemi da nascondere è dell'uomo o dell'uomo moderno?



lunedì 14 novembre 2011

Pop Light



Un fiore ancora in boccio
dal capolino dorato
è spuntato nel prato
di poliuretano espanso.


Momento Light by Stima Di Danno
(e pure la foto - grazie!)

venerdì 11 novembre 2011

Poppy Cat e le decorazioni in pasta di sale per l'albero di Natale

Un lungo fine settimana di pioggia, DUE bambini pieni di voglia di fare insieme, una mamma (io).

Portiamoci avanti, facciamo delle nuove decorazioni di pasta di sale per l'albero di Natale! (chissà come sono messe quelle dell'anno scorso..).

Un inizio frenetico, caotico: il Pulce non si ricorda bene le caratteristiche del materiale e il Cic all'opera coi lavoretti è una bella sfida. Poi abbiamo preso tutti confidenza, e la mattinata ha cominciato a prendere forma... di gatto!


Il Cic si è divertito a: rompere i panetti di pasta di sale, buttare in terra i pezzi, mangiare la pasta di sale. Aggiunta la variante degli stuzzicadenti (per rendere solide le strutture e disegnare sulle superfici) è andata meglio, si è divertito a: infilare e sfilare gli stuzzicadenti dalla pasta di sale appena raccattata dal suolo, buttare per terra gli stuzzicadenti a manciate.

Io e il Pulce nel frattempo ci abbiamo dato dentro con le formine per biscotti, gli attrezzi del didò, qualche chiodo di garofano e un po' di fantasia:

un albero di Natale

una stella gatto

omini di panpepato e animali del bosco


Ma chi è la gattina che lancia al nonno il prezioso avvertimento: "Attenzione - non sono biscotti ma pasta di sale"? E' la nostra beniamina Poppy Cat!
Il Pulce l'ha scoperta da piccolo grazie alla Ziadani, ed ora anche il Cic è in pieno trip: come resistere alla tentazione di scoprire cosa si nasconde sotto le alette di stoffa colorata di "Al calduccio Poppy Cat" o "I gochi di Poppy Cat"?



More about Il sogno di Poppy Cat


(In realtà, Paola, io ti consiglio il mio preferito, il libro pop-up "Il Sogno di Poppy Cat" - anche se al Cic non lo faccio ancora distruggere. Oltre ad essere bellissimo e coloratissimo ha anche una trama poetica e coerente. E chissà, Pulce mio, se qualche pop-up riusciremo presto a costruirlo anche noi?)


I Venerdì del libro sono un'iniziativa di Home Made Mamma.

Biglietti di auguri fai da te con le figurine doppie

Un lungo fine settimana di pioggia, un bambino pieno di voglia di fare con la mamma, un mazzo di figurine doppie di animali.
Portiamoci avanti: facciamo insieme dei biglietti di auguri per i pacchetti natalizi! Noi abbiamo poche tradizioni legate al natale, ma a me fare i bigliettini è sempre piaciuto, ogni anno diversi. Quest'anno mi è venuto che li facciamo così, un po' selvaggi e un po' di riciclo.

Prendiamo dei cartoncini colorati un po' spessi, magari pezzetti di cartoni recuperati da altri lavoretti. Nel cassetto abbiamo trovato anche del cartone dorato, ricordo di un'ottima torta gelato.
Prendiamo delle figurine (o degli adesivi o dei ritagli di giornale e la colla stick, che è la stessa cosa).
Prendiamo anche qualcosa per tagliare: taglierino o forbici, e anche una perforatrice.


Il primo passo è il più divertente: scegliere le figurine che potrebbero essere più adatte a comparire su dei biglietti augurali..

(attenzione: presto il tavolo da cucina potrebbe trovarsi in queste condizioni!)

Perché non è scontato! Immaginate cosa potrebbe pensare un amico che ricevesse un pezzo di sedere di giraffa, un'orrida scolopendra, una medusa spiaggiata.. (certo, dipende dall'amico..) :-D



Il secondo passo è opzionale, ma non per il Pulce, che ci ha tenuto a mettere in "ordine di bellezza" (MIV, ne sai qualcosa?) le figurine prescelte, ed ecco qui la lunga carrellata:


Poi bisogna ritagliare i cartoncini della dimensione preferita (noi abbiamo scelto una misura poco più grande delle nostre figurine) e appaiare le figurine al colore di cartoncino più azzeccato, attaccandovele sopra.
Quelle in arancione sono venute benissimo, non c'è che dire..


... ma quelle in oro, preziose, sono state le più apprezzate dal piccolo autore...


Un altro passaggio divertente è quello della fabuchi (ops! della perforatrice) che nel nostro caso assolve una doppia funzione: crea il buchino dove legare il nastrino con cui attaccare il biglietto al regalo ma, soprattutto, elimina l'antiestetico numero agli angoli delle figurine ;-)


Infine non resta che contemplare il lavoro accoppiando ogni biglietto a ciascun amico. Grandi esercizi di scrittura per il Pulce!!!




Chissà il Signor Manzato che animale sarà? 


P.S. Che poi io sono doppiamente contenta per aver fatto questo lavoretto col Pulce: un po' perché siamo stati tutto il pomeriggio a lavorare insieme in armonia, e lui era gasatissimo perché ormai molti passaggi riesce a realizzarli autonomamente e io mi rendevo conto che stavamo facendo proprio quel che volevamo, senza forzature. E poi perché ho trovato il modo di riusare quelle maledette figurine, che a me sono sempre state piuttosto antipatiche perché erano un gadget di un supermercato. E a me il ruolo di "consumatrice al quadrato", si sa, è sempre stato decisamente stretto (e il povero Pulce ha potuto completare l'album -con sua gran soddisfazione- solo grazie al contributo di nonni ed amiche gentili).
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