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mercoledì 2 marzo 2011

Guerra. "Grasshoppers", un corto d'animazione di Bruno Bozzetto

La guerra è vicina. La storia è fatta di guerre?



La guerra è a casa mia. Giocare alla guerra serve per imparare a gestire l'aggressività?


Giocare agli scacchi è giocare alla guerra. C'è aggressività, tattica, strategia. Il Pulce ci si è gettato a capofitto.

Sto rivalutando radicalmente l'importanza del gioco, anche di quello strutturato, codificato, tradizionale, per adulti. Anche qui, ero prevenuta.

5 commenti:

  1. così, a caldo, mi viene da pensare che molte situazioni di tutti i giorni sono sublimazioni della guerra:

    nella comunicazione si parla di obiettivi da colpire; nell'amore si conquista; praticando sport si superano limiti e si spostano confini; nel pacifico tai chi si lotta con il nemico interiore...

    c'è sempre un vincitore e un vinto, l'importante è essere capaci di scambiarsi le parti!

    ps: gli scacchi gialli sono bellissimi!

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  2. anche io adoro gli scacchi del Pulce. Sembran vivi!

    Sulla guerra non so che dire. Di certo ho problemi con l'aggressività e cerco di non pensarci, e non è che mi vada tanto a genio l'enfasi della nostra società sul conflitto. Il disaccordo non deve per forza prendere la strada del conflitto. Superare i propri limiti è migliorare, crescere, non distruggere una parte di se. Credo nell'integrazione delle parti deboli col tutto, senza annientarle, negarle, annullarle. Poi con i figli o il marito contro chi devo vincere? devo esserci, magari guidare ma senza sopraffare. E coi colleghi il lavoro viene meglio quando si sta davvero in equipe, si collabora per un obiettivo comune. Nella vita, come nella malattia cronica, voto per la resistenza, nonostante tutto. Perché deve esserci sempre un vincitore e un vinto? Siamo proprio sicuri?
    Nel gioco si vince o si perde, si deve saper fare entrambe le cose. Questo è vero.

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  3. purtroppo sì, la storia è fatta di guerre... o meglio, la storia che si studia di solito parla di guerre... anzi, la cosa che si ricorda di più della storia è che è fatta di guerre.
    sembra che sia un passaggio inevitabile, anche nel XI secolo.
    fa parte dell'essere umano, non penso che si possa far molto per toglierci di dosso questo fardello. possiamo imparare a gestirlo, questo sì, e giocare aiuta: a capire che ci sono delle regole, che se non si rispettano, se si commette fallo, c'è da aspettarsi una punizione; che si vince, ma non sempre; e che la cosa che poi dopo ci si ricorda non è la vittoria, ma la partita ben giocata.
    la guerra non è mai una cosa buona, anche se retta da buone intenzioni, ed è anche una perdita di tempo che accorcia vite e mutila esistenze; purtroppo però la sua forza dirompente spesso è la spinta per andare avanti: è per questo che la storia sembra fatta solo di guerre, x' se non ci fosse stata la rivoluzione francese, non ci sarebbero stati i moti, non ci sarebbe stata l'italia, l'austria sarebbe grande mezza europa, non ci sarebbe libertà di stampa e di espressione e pure la pena di morte sarebbe ancora in molti codici penali...

    fine del momento serietà.
    adoro risiko! che credo sia il gioco che incarna meglio l'idea di guerra (usi carriarmati, conquisti territori...) e di norma perdo sempre, ma mi diverto come una matta e ridiamo a crepapelle ogni volta che giochiamo! quanto agli scacchi... presto qualcosa arriverà!

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  4. grazie Chichi. Bisogna stare coi piedi per terra, ta ghét resù.
    Sono curiosa di vedere quel QUALCOSA finito... domani!?!?!

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  5. Non mipiace la guerra nemmeno se vista a scopo educativo... come fa ad essere educativa poi...? Gestire l'aggressività lo trovo meritevole, con qualsiasi gioco venga fatto, purchè sia gioco e non botte, spari, la mediazione con gli oggetti può essere un'idea, i vostri scacchi sono proprio belli.

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