martedì 1 febbraio 2011
La stella che non c'è. Ovvero: "il vagare dell'uomo nell'incertezza della contemporaneità"
Care Mamma A, Mamma B, Mamma C e Mamma F,
per il vostro Buio in Sala questa settimana vi vorrei proporre "La stella che non c'è" di Gianni Amelio.
Diciamocela tutta: non sono una patita di film italiani. E men che meno di Sergio Castellitto, anche se è bravo.
Non so, sono sempre un po' prevenuta quando si tratta del cinema di casa nostra. E spesso sbaglio.
Comunque "La stella che non c'è" mi è piaciuto molto; tipo che l'ho rivisto due volte con gusto a distanza di poco tempo, il che è tutto dire.
Dicevo, c'è Sergio Castellitto che in questo film si immerge nel Miracolo Cinese..
..ma lo dice meglio Mymovies, che consiglio di consultare soprattutto nella sezione delle brevi recensioni:
Una compagnia cinese rileva l'altoforno di un'acciaieria in disarmo. Vincenzo Buonavolontà, ex manutentore specializzato scopre un difetto nell'impianto. Per prevenire incidenti sul lavoro e garantire gli operai che dovranno manovrarlo, Vincenzo parte alla volta della Cina. Vuole consegnare personalmente la centralina modificata ai nuovi acquirenti. Giunto a Shanghai incontra di nuovo la loro giovane traduttrice, Liu Hua, che lo accompagnerà in un viaggio attraverso la Cina e dentro se stesso.
Come Il ladro di bambini e Lamerica, l'ultimo film di Gianni Amelio è la storia di un viaggio non soltanto geografico, che spinge fuori dall'Italia un uomo di Buonavolontà. La Cina, lontana dall'essere la "favola" immaginata o riferita dai media, rivela al protagonista una realtà che ha dismesso affetti e diritti (umani) e vive al ritmo dei tempi di produzione. Panorami industriali, cantieri a cielo aperto, architetture monumentali, zone rurali annegate dall'acqua della diga più grande del mondo, dove si naviga a vista, rincorrendo la modernità e realizzando un capitalismo selvaggio. L'occidente esporta all'oriente il suo modello e i suoi guasti, gli stessi che Buonavolontà vuole caparbiamente correggere e sostituire. Perché il suo essere operaio appartiene a un mondo perduto o magari a quella stella che non c'è (più). Buonavolontà è un'ideale di professionalità estinta, qualificata per prendersi cura di una macchina di acciaio, con pazienza, senza fretta. E nel viaggio cinematografico di Amelio, Vincenzo Buonavolontà è di nuovo il padre di figli putativi, il fratello maggiore di uno minore, il carabiniere di fuggitivi, accanto alla giovane Liu Hua che insegna traducendo o rimanendo silente. Liberamente ispirato al romanzo di Rea, La dismissione, Amelio racconta di un cavaliere umano e della sua impresa: inserire nel disegno più ampio del mondo globalizzato un pezzo e il senso della propria vita, il suo mestiere.
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Questa cineseria non la conoscevo, mi interessa!!! grazie per la segnalazione.
RispondiEliminaCastellitto lo reggo solo come attore, nelle interviste non lo sopporto... Mi capita anche con Rubini, che almeno è ironico però quanto gigioneggia anche lui...
Anch'io l'ho trovato notevole davvero questo film, anche se, a differenza tua, Castellitto mi piace parecchio in molti film e il cinema italiano mi affascina assai.
RispondiEliminaMa questo film ha davvero una marcia in più, sarà la trama, sarà (più probabilmente) la fotografia... Sarà che un bel film ogni tanto nasce e basta?
Grazie della partecipazione!
Mamma F (e altre lettere a casaccio)
non l'ho visto :( Non sono d'accordo sul cinema italiano, a me piace molto (penso alla Archibugi, a Virzì, alla Comencini, a Pupi Avati, a Moretti..). Lo stesso Amelio ha fatto capolavori. Grazie della segnalazione, me lo cercherò!
RispondiElimina@ Stima: prego! dovrei avercelo ancora da qualche parte! Lo metto nella lista dello scambio quando ci vediamo? ;-)
RispondiElimina@ Mamma F: bello, vero? Io sono rimasta stupita per come riesce a stare insieme un film così complesso, con prospettive e ambientazioni così diverse, con tanti non detti (che forse contribuiscono al suo fascino..)
@ Mamma C: ma infatti ad essere prevenuta non sono nel giusto, anzi!!! Buona visione!
Non lo conosco questo film, ma a me Castellitto piace. Segno.
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