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venerdì 8 settembre 2017

Pongo Camp: un centro estivo fai da te

Inizio dalla fine.

Si è appena concluso il "Pongo Camp", progetto che ho immaginato dalla tarda primavera e si è concretizzato durante le vacanze scolastiche, tra un viaggio con i genitori e l'altro.



Non è ancora scemata la crisi esistenziale iniziata questa primavera, che mi ha portata nella direzione di chiedere gli ultimi giorni di "aspettativa per il figlio minore di 8 anni" ed utilizzarli per restare a casa con loro e con i loro amici, per quattro giorni alla settimana durante tutto il periodo estivo.
Il quinto giorno con i ragazzi rimaneva a casa un'altra amica, mentre io andavo a fare il mio turno al lavoro e davo un po' di continuità ai pazienti.

Tra questo impegno con 5-6 vitalissimi fanciulli tra i 7 e i 12 anni e le settimane di ferie agostane ho preso un po' di stacco dal lavoro e ho cercato di ricaricare le energie per affrontare con più coraggio le scelte difficili che mi aspettano.
Si tratta solo di riassestare in modo più sostenibile l'equilibrio tra lavoro-famiglia-soldi e i bisogni miei più profondi, che stanno emergendo dopo almeno 10 anni di rigorosa attività professionale.

Oltre a scegliere di regalarmi più tempo da vivere con i miei figli, la mia famiglia ha intrapreso un altro grande cambiamento, che ha reso più spontanea e sciolta l'espressione di tutte le emozioni, oltre ad averci rapito il cuore:

abbiamo adottato al canile un cucciolo meticcio che il Cic ha battezzato con il classico nome di "Pongo"!

Noi non abbiamo mai avuto animali da compagnia, a parte insetti stecco, pesci nell'acquario, una tartarughina d'acqua e, per brevissimo periodo, una tartaruga di terra neonata. Avevamo tutto da imparare!
Il periodo estivo e la maggiore presenza e continuità a casa sia dei bambini che mia è stata la situazione ideale per conoscerci subito bene, tra noi e il giovane peloso, e imparare a comunicare (per alcuni, anche non aver paura o schifo).

Certo che con Pongy abbiamo proprio vita facile.
E' un cagnetto bianco e nero, dal carattere mite anche se un po' testardo, le attitudini da cacciatore, con il naso sempre sulla traccia e il cervello che va in tilt quando ne trova una.
Ha il vantaggio che è coccolosissimo, ha il pelo (per ora) lucido e "autopulente" ed è bravissimo a fare la "faccia da canile" con gli occhioni lucidi e imploranti, le lunghe e morbide orecchie piatte sulla nuca, quando vuole ottenere qualcosa.

Eccolo qui in una posa che ci ricorda il Drago Fùcur della storia infinita, solo, in versione nera:


Tra i suoi vari nomi e vezzeggiativi c'è l'azzeccato termine di Accoccolosauro, anche se in realtà ama dormire e farsi coccolare pure in posizioni decisamente sfacciate, che sdrammatizzano a volte momenti di tensione intensa, come quando ad esempio mi ruba in spiaggia l'unico salviettone all'ombra. Sgrunt.





Ecco, questo splendido esemplare canino (che nei passanti suscita non di rado l'esclamazione: "Però! Bello, per essere un bastardino!!") è stato l'ideale catalizzatore del progetto "Pongo Camp", perché con l'occasione di portarlo a passeggio e a rinfrescarsi nel fiume, i ragazzi tutti i giorni sono stati ben felici di accompagnarmi nell'esplorazione di vari scorci della nostra campagna, quelli più freschi e ricchi d'acqua, possibilmente, come fiumi, canali e fontanili.


Tutti i giorni i ragazzini arrivavano a casa nostra alla spicciolata, le mamme a turno procuravano il cibo per il picnic di tutti e infine quasi sempre si partiva, a piedi o in bicicletta, per raggiungere il Campo dei nonni, in campagna.

Avevo una bella squadretta di ciclisti, con me: tutti col caschetto, ed io pure con il carretto del cane che fungeva anche da trasporto per le cibarie e i cambi; insomma non si passava inosservati.
Però questo è servito a fare gruppo, responsabilizzando i più grandi nei confronti dei più piccoli. Un po' ha funzionato.
Abbiamo visitato diverse volte la palata (diga mobile) più vicina al Campo, dove abbiamo esplorato l'ambiente stagnante delle secche del fiume e i ragazzi mi hanno aiutata a raccogliere vari campioni di acque verdastre e fanghi per soddisfare la mia neonata curiosità ed esercizio delle osservazioni microscopiche di organismi acquatici.


Ogni tanto qualcuno voleva curiosare nei miei vetrini e così i ragazzi si sono un po' impratichiti sugli ingrandimenti e hanno sperimentato qualche piccolo accorgimento tecnico, come pure lo stupore della continua scoperta, spero.

Sul fango più melmoso, ad esempio, abbiamo trovato la seta d'acqua, la Spirogyra, che è proprio piaciuta a tutti.


Quando, per alcune settimane, si è aggiunta alle nostre scorribande una cara amica con i suoi due bambini, le giornate sono state ancora più vivaci e divertenti grazie al loro entusiasmo e alla loro voglia di.. provare!
Qualche volta ci siamo anche mossi in auto per raggiungere mete più lontane, come la visita alla cascina dove un mio zio ci ha invitati per conoscere 5 coniglietti nati da appena 8 giorni.



Questa esperienza ha immediatamente stabilito un nuovo gold standard di coccolosità: usiamo la sera immaginarli per addormentarci, efficacemente.

Secondo il Cic il Paradiso molto probabilmente è un posto pieno di coniglietti di 8 giorni.

Un giorno siamo anche andati tutta la giornata "in gita" all'Oasi di Sant'Alessio: quanti animali strani e mai visti! Quante emozioni!!!!!!!

Foto rigorosamente scattata dal Pulce

Però non è stato un vero e proprio Summer Homeschooling, credo.

Ci sono stati film guardati insieme chiusi in casa con il condizionatore acceso nelle ore roventi del dopo pranzo, qualche compito delle vacanze tra un lamento e una risata, grandi partite con complicati giochi in scatola, o a carte; e cacce al tesoro, catture di pesci, rane eccetera con barattoli e retini, nascondini, merende con gelato e tante tante battaglie con pistole d'acqua, rigorosamente finite a secchiate. E' stata un'estate molto molto calda.


Le giornate non sono state strutturate a priori e la finalità non è stata didattica, ma educativa in senso lato: le mamme degli altri ragazzini anzi a volte erano un po' disperate perché non sapevano mai quando saremmo tornati o dove trovarci: lo spirito è stato quello di seguire il tempo del fare, del vivere i momenti liberamente, e non guardare l'orologio (se non per verificare, quando lo stomaco si faceva sentire, se aveva ragione lui).
Al mio piccolo gruppo ho soprattutto cercato di mostrare che è importante valorizzare le potenzialità e rispettare i limiti di ognuno, aspettando i più lenti o cucinando per gli altri (e mangiando quanto cucinato dagli amici... anche se non è venuto proprio perfetto).
Se l'avranno imparato, o l'avranno imparato qualcosa d'altro, lo scopriranno loro tra qualche anno.

A me negli occhi rimarranno le quotidiane scene alla "Le Déjeuner sur l'herbe": i nostri picnic nella meravigliosa cornice del Campo, curato amorosamente dai nonni.


E l'acqua, e il tanto verde scovato nella campagna riarsa nella stagione più torrida, il camminare insieme, il sorriso dei miei figli per la gioia di poter giocare insieme per ore con i loro amici.

Nelle orecchie mi risuona la voce del Cic, in un momento di ciclistica intimità, seduto sul portapacchi della mia bici mentre arranco su una strada sterrata, la sua bici bucata.
Insomma mi fa: "Mamma, però, bella la vita con un cane!".


Aggiungo qui qualche testimonianza dei giovani partecipanti: ecco quelle di Gabri 6 anni e mezzo.



2 commenti:

  1. Risposte
    1. Peccato che sia stata un'esperienza estemporanea. Però davvero mi ha segnata!

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