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mercoledì 16 novembre 2011

Nuove avventure nella traduzione


[dal nostro blogger ospite DanieleDG]

Dopo avervi mostrato un tentativo di traduzione da Robert L. Stevenson, oggi è il turno di David Foster Wallace. Dovete sapere che ho cercato di leggere in lingua originale The Pale King ma mi sono arenato per l'eccessiva presenza di parole come shattercane (sorgo) e jimsonweed (stramonio) che mi avrebbero fatto consumare il dizionario. Ora mi sono ridotto a leggere Il re pallido in italiano.



Mentre lo leggevo in inglese ne ho tradotto un pezzetto che ho così l'occasione di confrontare con la traduzione "ufficiale" di Giovanna Granato per Einaudi.

Comincio io:

"Il quinto effetto ha più a che fare con te, come sei percepito. E' potente, sebbene il suo uso sia più ristretto. Fai attenzione. Con la prossima persona adatta con cui stai conversando, ti fermi improvvisamente nel bel mezzo del discorso, la guardi attentamente e dici: "C'è qualcosa che non va?". Lo dici in modo preoccupato. Lui dirà: "In che senso?". Tu dirai: "C'è qualcosa che non va. Sono sicuro. Cos'è?". Lui apparirà sbalordito e dirà: "Come facevi a saperlo?". Non capisce che c'è sempre qualcosa che non va, per tutti. A volte più di una cosa. Non sa che tutti vanno in giro continuamente con qualcosa che non va, credendo di stare esercitando una grande forza di volontà e di autocontrollo per non darlo a vedere agli altri, per i quali pensano non ci sia mai niente che non va."
Ora DFW:

"The fifth effect has more to do with you, how you’re perceived. It’s powerful although its use is more restricted. Pay attention, boy. The next suitable person you’re in light conversation with, you stop suddenly in the middle of the conversation and look at the person closely and say, "What’s wrong?" You say it in a concerned way. He’ll say, "What do you mean?" You say, "Something’s wrong. I can tell. What is it?" And he’ll look stunned and say, "How did you know?" He doesn’t realize something’s always wrong, with everybody. Often more than one thing. He doesn’t know everybody’s always going around all the time with something wrong and believing they’re exerting great willpower and control to keep other people, for whom they think nothing’s ever wrong, from seeing it."


Per finire la traduzione ufficiale:

"Il quinto effetto dipende più da te, da come ti considerano gli altri. E' efficace anche se ha un uso più limitato. Facci caso, ragazzo. Appena ti trovi a fare due chiacchiere con la persona giusta, interrompiti all'improvviso a metà del discorso, guardala dritto negli occhi e di': "Cosa c'è che non va?" Dillo in tono preoccupato. Quella dirà: "In che senso?" E tu: "Qualcosa non va, si capisce. Che cos'è?" E quella ti guarderà sbigottita dicendo: "Come fai a saperlo?" Non si rende conto che c'è sempre qualcosa che non va, in tutti. Spesso più di una sola cosa. Non sa che tutti vanno sempre in giro con qualcosa che non va e sono convinti di fare un grande sforzo di volontà e di controllo per impedire agli altri, che secondo loro non hanno mai niente che non va, di accorgersene."


Molteplici osservazioni possibili sulle differenze tra le traduzioni. E si capisce chi vince, con spesso una scelta migliore dei termini e non solo.
Mi sembra però più interessante il contenuto del pezzo. Questa sensazione di portare sempre dei problemi da nascondere è dell'uomo o dell'uomo moderno?



3 commenti:

  1. il testo è denso, difficile una traduzione agile. A me D.F.Wallace inquieta, con i suoi squarci attraverso le rassicuranti difese nevrotiche (moderne?).
    La risposta sta nella letteratura, probabilmente.

    RispondiElimina
  2. ci penso da stamattina...
    la risposta sta nella solitudine, credo.
    me è un po' più complicato di così.
    bellissimo post.

    RispondiElimina
  3. Ma lo sai che a me non mi dispiace neanche la tua di traduzioni.
    ma hai ragione è il contenuto che dovrebbe essere preso in considerazione molto piu profondamente.
    ...e io sospiro..non chiedermi ora "cos'è che non va?" :-)

    RispondiElimina

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