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martedì 14 dicembre 2010

Dialogo

-Mamma?
-Si?
-Hai mai visto un'avocetta?
-Cosa? Una vocetta? (dico io con una mostruosa deformazione professionale non scalfita neppure da più di un anno di astensione dall'attività clinica)
-No, un'a-vo-cet-ta!!
-Ah, l'uccello! No.
-Perché?
-... (!?)


Io e Angu perdiamo la stima di chi ci fa una domanda e poi non ascolta la nostra risposta. Non la ascolta VERAMENTE. Sappiamo per certo che non vogliamo essere quel tipo di genitore.

Il Pulce è un bambino che giustamente chiede molte attenzioni. Non ha bisogno di fare particolari scene, capricci o dispetti perché sa benissimo chiedere a parole.
Il mio cervello è spesso troppo pieno per ascoltarlo veramente, allora ho di fronte diverse opzioni:

1) spegnere la sua richiesta di dialogo e attenzioni mettendolo davanti al PC con un filmetto quando torna da scuola
2) fargli prestare attenzione da altri o impegnarlo in qualche attività
3) fare finta di ascoltarlo
4) dirgli che non riesco ascoltarlo

In ogni caso mi sento in colpa, ma alla fine ho deciso che per me andava meglio l'opzione 4).

Una volta gli ho spiegato che se in un braccio ho il Ciccetto di 9 Kg, con l'altra mano sto mettendo a scaldare il suo latte per la colazione e con la testa sto pensando come fare a fargli compiere tutte le piccole operazioni mattutine per tempo senza arrabbiarmi e contemporaneamente infilare il Ciccetto nel tutone e prepararci ad uscire.. insomma gli ho spiegato che voglio ascoltare veramente il sogno che ha fatto di notte ma è meglio che me lo racconti in macchina mentre posso ascoltarlo veramente, perché altrimenti non lo ascolterei bene e mi dispiacerebbe..

Come donna sono piuttosto multitasking ma non abbastanza, si vede.


Il diritto al dialogo é anche non mettere in bocca il ciuccio al Ciccetto non appena comincia a lamentarsi, ma guardarlo bene ed interrogarlo-interrogarsi su cosa voglia dire questa volta il suo grugnito.
Perchè lui non piange, grugnisce, ma qualcosa mi vuol dire.

Diritto al dialogo è ascoltare veramente ma anche rispondere sempre e onestamente, con la sincera intenzione di farsi capire.

I diritti naturali dei bambini su Giorno per giorno.

6 commenti:

  1. concordo. mia mamma non mi ascoltava mai. era deprimente.

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  2. Ecco il tuo post è una perfetta eccezione alla regola del post scritto da me :-))
    Quel ora non posso veramente ma ti prometto che piu tardi lo farò, ti ascolterò.
    Pero il momento deve arrivare, la promessa deve essere mantenuta, e il bambino non si sentirà escluso.

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  3. cavolo, ascoltare i piccolini che grugniscono. tornassi indietro, quante cose rifarei in modo diverso
    :D

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  4. concordo perfettamente: parlare e non essere ascoltati è odioso! Anche io col più grande uso "adesso non ce la posso fare ma ti prometto che dopo...". Mentre con il mio secondo gnomo di tre anni è dura, e allora comincia a seguirmi ovunque vada, finché non trova il modo di parlare...

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  5. Che bell'insegnamento! E' verissimo! Leti ancora non lo accetta, la pazienza è una dura e lunga conquista, ma anch'io opto per la sincerità... anche perchè odio io per prima il non essere ascoltata!

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  6. @ pollywantsacracker: giustappunto. io me ne sono resa conto tardi ma ci sono rimasta male

    @ jole: l'avevo letto! e.. si: mantenere la promessa è la chiave!

    @ stima di danno: infatti questo è il secondo ;-)
    il primo piangeva e basta e non ci capivo niente :-(

    @ mammainverde: si, è un sistema che anche per me è risultato efficace solo da qualche mese, prima era troppo presto!

    @ piccolalory: non è proprio un insegnamento, solo la mia esperienza! ;-)
    sulla sincerità non transigo: per principio e perché è poi utilissima: solo se sono sincera mio figlio si fida di me, anche nei momenti più difficili.

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