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mercoledì 17 novembre 2010

Buio in sala: "Brucio nel vento" di Silvio Soldini


Quest'oggi, per il Buio in sala di Nati per Delinquere, niente corto.

Tutte le volte che infilo il tutone imbottito a quel pelatino biondo del mio Ciccetto e me lo porto in giro come un fagotto mi viene in mente questo film di Soldini: "Brucio nel vento".
E' un film che mi fa pensare alla Svizzera degli emigrati dove è nato Angu, e ai bambini di questo documentario.
Ma  in realtà mi fa pensare a cose più profonde, difficili, alle quali in questa buia giornata di novembre proprio non voglio pensare. Alla alienazione.

Copio qui la recensione di Kiarasko, che condivido appieno:

La sospensione in un tempo indefinito e in un luogo vago, diventa cornice di una vicenda che oltrepassa il proprio realismo e che sfocia in pura lirica, in pura emozione. Soldini ha qui superato quella sua cifra stilistica che dai tulipani alle tempeste lo ha tenuto sul piano di un quotidiano magico, favoleggiante e ironico. Questo film è un libro che lo stesso protagonista ci legge, mentre suona la viola stridente e drammatica di Giovanni Venosta. Ivan Franek recita un personaggio al di sopra del puramente credibile e l'eccellenza della sua interpretazione fa scattare una partecipazione totale alle sensazioni e ai sentimenti di questo poeta senza illusioni, essere ruvido, calcolatore, irrigidito da una vicenda di miseria e immigrazione che non ha mai, mai il sapore di una cronaca. Soldini in questa pellicola tratta l'amore con grande maestria, perchè dal libro al film riesce a non fargli perdere la sua forza letteraria. Questo film ha qualcosa delle tragedie greche, è il paradigma di un reale che non spaventa chi lo guarda, perchè è tutto elevato a narrazione esemplare. Il poeta operaio ci trascina nel suo inaccessibile intimo, chiuso a tutti gli altri personaggi del film e se nelle primissime battute egli ci appare strano e paranoico proprio come appare agli altri personaggi, con lo srotolarsi della sua vicenda, il pubblico entra in un'intimità totale con lui. E così scatta la partecipazione, così, la personalità di questo individuo diventa occhio stesso del pubblico, che entra nelle vicende del film attraverso la stessa sensibilità del protagonista. Questo film è più che un ottimo film, è la commistione più riuscita tra letteratura e cinema, perchè davvero seduti in poltrona e guardando lo schermo sembra di leggere un libro e la cosa più sorprendente è che le immagini che ci restituisce Soldini, sono esattamente come ce le figureremmo.

6 commenti:

  1. non lo conosco, ma mi hai davvero incuriosito! segno anche questo!!

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  2. E' bellissima questa recensione. Incuriosisce...

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  3. Attente che poi, se vi piacciono i bei tenebrosi, vi innamorate di Ivan Franek!

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  4. ahahahahahah...Io passo...ho già Raoul Bova ed Eric Bana a cui pensare...più di due alla volta non ce la faccio :-D

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  5. io di Soldini mi ricordo l'aria serena dell'ovest...questo me lo segno

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  6. @ Mamma non basta: intendevo dire moooolto più tenebroso ;-)

    @ Stima Di Danno: ecco, io quello non lo conoscevo. Lo consigli?

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